Conoscete Enzo Ghinazzi? No? E se vi dicessimo che è un cantautore e conduttore televisivo italiano, interprete e autore di successi internazionali come Gelato al cioccolato? Niente? Allora chiamiamo l’artista così come il grande pubblico lo conosce: Pupo. Un nome d’arte che però al cantante non è sempre piaciuto, come racconta lui stesso: «Non lo sopportavo, volevo cancellarlo e nel 1992 ci sono riuscito, solo per la settimana di Sanremo. Il mio amico Morandi da un mese mi aveva fatto una testa così: “Devi finirla con questo ca…o di Pupo, basta con quella vocina”», riporta il Corriere della Sera.
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Le prime delusioni
L’esperimento di Pippo Baudo di chiamarlo Enzo Ghinazzi non ebbe i risultati sperati.
Allora si tornò a Pupo e la carriera proseguì con tanti successi, tra cui uno che però non è mai uscito: si tratta di una canzone dedicata alla madre. Un testo che non uscì mai. A 12 anni Pupo scoprì la madre a letto con un altro uomo: «All’inizio ci rimasi male La colpa di come sono sentimentalmente è sua. Tradì papà con un paio di uomini, non di più. Da grande ho capito, perdonato. Lui era il postino del paese, giocava d’azzardo e faceva mancare i soldi alla famiglia, non era facile stargli accanto». Lo raccontò a suo padr e i suoi genitori si lasciarono. «Successe un casino, però non si sono mai lasciati. Le cose brutte non so tenerle dentro. Anche a dei miei amici ho riferito di aver visto le loro mogli con altri. Non posso tacere, bisogna avvisare, è terribile essere ingannati così».
Il gioco d’azzardo
La prima scommessa a sei anni: un gelato. Poi la passione per le carte e il poker. Con Gianni Morandi giocò a poker 8 ore e mezzo di fila, su un volo da Roma e New York. «Mi prestò 200 milioni di lire, glieli ho restituiti». Di solito sono soldi persi. «Non sa quanti ne ho dati io, che non ho più rivisto». Ha mai rifilato un assegno scoperto a un amico? «No, ma con Gianni sono stato scorretto. Gli avevo venduto una casa, due giorni dopo trovai un tizio che mi offriva il doppio e l’ho data a lui». Poi la perdita di 130 milioni di lire in 3 secondi. Era il 1983, a Saint Vincen. «Non ho mai calcolato quanto ho perso. Ma solo di cene per gli amici ho speso 3 milioni di euro».
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