15.05.2025
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Economy

via libera definitivo al Testo unico per pannelli solari e pale eoliche


Dall’inizio dell’anno il 51,2% della produzione elettrica italiana deriva da fonti rinnovabili, ma l’import di energia elettrica è a livelli record. Da gennaio a ottobre, l’import netto e aumentato dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, un picco storico. È questa l’ultima fotografia scattata da Terna nel giorno dei via libera del Consiglio dei ministri al Testo Unico delle rinnovabili passato anche dalla conferenza unificata delle regioni e destinato, almeno nelle intenzioni, a semplificare gli iter autorizzativi ridotti a tre (attività libera, procedura abilitativa semplificata e autorizzazione unica) e fare da volano alla produzione green. Del resto, il traguardo del 2030 è ancora lontano, visto che oggi le energie rinnovabili coprono il 37% della domanda nazionale, poco più della metà del target del 70% fissato per il 2030. E dunque serviranno ben più dei 6 gigawatt istallati negli ultimi 10 mesi, sempre secondo i dati della società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, per centra i circa 75 gigawatt necessari per fine decennio. Della nuova potenza installata, ben 5,4 Gigawatt derivano dal fotovoltaico, con un incremento supera del 33% quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente, superando già il dato complessivo dell’intero 2023 (5,8 Gigawatt).

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LA ROTTA

Gli ultimi numeri dicono che il fabbisogno di elettricità in Italia a ottobre è stato di 25,5 miliardi di kilowattora, con un aumento marginale dello 0,6% destagionalizzato nei confronti dello stesso mese di un anno fa. Mentre per quanto riguarda i consumi industriali, lo scorso mese il cosiddetto indice IMCEI (indice mensile dei consumi elettrici industriali), che monitora i consumi delle imprese energivore, ha registrato una contrazione del 2,3% rispetto a ottobre 2023. Nonostante il dato negativo, alcuni settori hanno segnato performance positive, tra cui la cartaria, i metalli non ferrosi, la siderurgia e l’alimentare. In flessione invece i settori della chimica, dei mezzi di trasporto, del cemento e delle ceramiche. Segno che il conto dell’energia resta pesante per certe industrie. Nei primi dieci mesi dell’anno, poi, le rinnovabili hanno coperto il 42,8% del fabbisogno nazionale, contro il 37% dello stesso periodo del 2023.

Si spera che la svolta arrivi con le semplificazioni in campo da ora in poi e poi con quelle su cui ancora spera il settore. Tra le novità più rilevanti del Testo unico delle rinnovabili c’è la revisione delle soglie previste per le valutazioni di impatto ambientale, «in modo da rendere effettiva la snellezza intrinseca ai regimi dell’attività libera e della procedura abilitativa semplificata», spiega la relazione illustrativa del decreto approvato ieri. Tra gli impianti, da gestire come “attività libera”, quindi senza autorizzazione, ci sono dunque gli impianti solari fotovoltaici, di potenza inferiore a 12 MW installati su edifici esistenti; impianti solari fotovoltaici ubicati in aree nella disponibilità di strutture turistiche o termali, e gli impianti solari fotovoltaici di potenza inferiore a 5 MW installati a terra ubicati nelle zone e nelle aree a destinazione industriale, artigianale e commerciale, o cave. O ancora, gli impianti eolici con potenza complessiva fino a 20 kW e altezza non superiore a 5 metri. E allo stesso modo rientrano tra questi i progetti fino a 1 MW, se collocati a terra in adiacenza agli edifici esistenti cui sono asserviti, ma anche gli impianti agrivoltaici di potenza inferiore a 5 MW che consentono la continuità dell’attività agricola e pastorale.

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