17.05.2025
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Politics

verso la conta nel governo


È l’ultimo passo che manca per scrivere davvero la parola fine sul capitolo “terzo mandato”. E Giorgia Meloni ha intenzione di compierlo, impugnando la legge della provincia autonomia di Trento. Se le motivazioni della Consulta sul caso campano non lasciano adito a dubbi — il divieto di terzo mandato per i presidenti delle regioni a statuto ordinario è subito operativo — secondo altri, lo stesso trattamento potrebbe non applicarsi a quelle a statuto speciale che godono di margini maggiori di autonomia. Il termine ultimo per impugnare la legge — fissato a trenta giorni dalla pubblicazione — scadrà domani, ma essendo domenica, il Cdm avrà ancora un giorno in più — lunedì — per procedere al ricorso.

IL RETROSCENA

Che potrebbe non essere una mera formalità. Al punto che — secondo alcune fonti di governo — la premier avrebbe raccomandato ai suoi ministri, in quota Fratelli d’Italia, di non assentarsi. E il motivo è presto detto: l’impugnativa rischia di aprire un nuovo scontro con la Lega, contraria a nuovi paletti sul numero dei mandati. Il ministro competente sul dossier è il leghista Roberto Calderoli che già nei giorni scorsi, rispondendo a un’interrogazione dei dem in Senato ha fatto capire di essere contrario al ricorso, pur rimettendosi alla volontà del Cdm. Spetterà a lui, in ogni caso, fare una relazione sul tema ed avanzare eventuali proposte. La decisione finale, tuttavia, verrà presa collegialmente. Sulle posizioni della premier potrebbero convergere anche i ministri in quota Forza Italia. Come farebbe capire anche l’intenzione della stessa ministra per le Riforme istituzionali, Maria Alberti Casellati, di impugnare il testo per capire se anche le province a Statuto speciale debbano attenersi alla normativa nazionale oppure possano avere la possibilità di una determinazione diversa per la specialità. Difficile, comunque, che su scala nazionale possano andare in scena spaccature interne simili a quelle andate in scena in Consiglio provinciale, in Trentino, al momento del via libera definitivo al disegno di legge. Quando a votare a favore della norma “Salva-Fugatti” sono stati anche due consiglieri di FdI, che poi hanno deciso di lasciare il partito. Nelle cronache, però, entra anche la decisione dei meloniani trentini di non opporsi esplicitamente all’iniziativa delle opposizioni di indire un referendum contro la norma. Uno scotto a cui il Carroccio dovrebbe sommare la seconda impugnativa nel giro di pochi mesi.

IL NODO FRIULI

Si scrive Maurizio Fugatti, si legge Massimiliano Fedriga. La decisione del Consiglio dei ministri di lunedì è attesa anche dal governatore del Friuli-Venezia Giulia, pure lui al secondo mandato, e come Fugatti proiettato verso il terzo, che non dovrebbe arrivare prima della primavera del 2028. A meno che il governatore non decida di giocarsi un piccolo asso nella manica: dimissioni anticipate prima che siano passati due anni, sei mesi e un giorno. Quindi prima del 27 ottobre prossimo. Un escamotage simile su cui pure il presidente Vincenzo De Luca, aveva ragionano negli mesi. Ma che resta, in tutti i casi, una strada molto stretta e irta di ostacoli per chi decide di intraprenderla.

A remare contro gli enti a statuto speciale sono anche le ultime motivazioni della Consulta sul caso campano: «Nel ripercorrere la propria giurisprudenza la Corte richiama esplicitamente la sentenza sui sindaci sardi in cui in nome dell’autonomia si pretendeva di elevare il tetto dei mandati rispetto al resto d’Italia, pretesa bocciata dalla Corte con la sentenza 60/2023», sottolinea il costituzionalista Stefano Ceccanti, che pone l’accento su una vicenda che ha interessato un’altra Regione a statuto speciale, ma per la quale ha comunque prevalso «la necessaria omogeneità in materia di elettorato passivo, diritto fondamentale». Se sul punto di diritto deciderà la Corte non prima di tre mesi — che potrebbero aumentare per via della pausa estiva — un punto di caduta politico andrà trovato prima. Anche perché il tavolo del centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali “s’ha da fare”, e parte già in salita.

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