26.05.2025
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Technology

Veicoli elettrici, la ricarica veloce adesso è realtà


Gli automobilisti stanno, man mano, voltando pagina.

Dopo quasi un secolo e mezzo di motori a combustione, le vetture sono in piena fase di transizione per passare all’alimentazione elettrica. Un balzo epocale senza dubbio positivo, a prescindere dall’aspetto ambientale. I veicoli a batterie sono più prestazionali, più semplici da realizzare e, cosa non meno rilevante, promettono di essere parecchio più economici, sia dal punto di vista della realizzazione che della gestione. Nel primo trimestre dell’anno della velocità del cambiamento non ci si può certo lamentare. Ad aprile, quindi nell’ultimo mese, la vendita di vetture silenziose in Italia è cresciuta del 90% rispetto all’anno scorso, portando il cumulato al +80%. Certo, i volumi sono ancora bassi, ma la tendenza è significativa: mercato non alterato da promesse di incentivi e arrivo di una valanga di modelli nuovi. Allargando l’obiettivo all’Europa e al mondo, la crescita diminuisce, ma lo zoccolo consolidato aumenta.

Nel Continente +24% a marzo, +28% nel trimestre con volumi che sfiorano le 600mila unità, vicini al 20%, mentre tutte le auto con la spina superano il 25%. A livello globale, spinti dalla Cina, si va verso la cifra tonda: il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia avvisa che nel trimestre la immatricolazioni di BEV sono aumentate del 35% rispetto a una previsione del 20%. Quindi, poiché nel 2024 le elettriche furono 17 milioni, la barriera dei 20 milioni prima del 31 dicembre è destinata a crollare portando lo scenario delle vetture prive di emissioni a più di 1 su 4. Nella Penisola questa percentuale ha superato da poco 1 su 20, è evidente che siamo un po’ in ritardo… I motivi che ostacolano la diffusione restano essenzialmente 3: la carenza di colonnine, il prezzo d’acquisto e il tempo di ricarica. Il primo dipende dal sistema paese, ma adesso non siamo messi male vista l’esiguità del parco circolante. Sul secondo sono già stati fatti progressi enormi con le PHEV che già costano più delle BEV. Sul terzo la tecnologia sta facendo autentici miracoli. In prospettiva il rifornimento per le “full electric” non sarà più un ostacolo visto che con il sistema a induzione i veicoli si faranno il pieno da soli. Quando sono parcheggiati o, addirittura, viaggiando.

TUTTO L’ECOSISTEMA

Per ora c’è ancora il cavo, ma negli ultimi tempi i progressi sono stati enormi e il target a brevissimo è di «impiegare lo stesso tempo per mettere benzina». Per abbreviare i tempi bisogna intervenire su vari parametri, su tutto l’ecosistema: batterie, software, architettura della piattaforma, voltaggio, potenza di erogazione. Finora il massimo sul mercato è l’architettura a 800 volt con una potenza di 300-350 kilowatt. I parametri devono crescere tutti insieme perché alzando questi due senza avere una batteria adeguata, non serve a nulla, si spendono solo risorse inutilmente. Come è del tutto inutile avere un super accumulatore a bordo se poi non si hanno a disposizione, sia nella vettura che nei punti di ricarica, volt e watt giusti. Quindi è tutto l’ecosistema che deve progredire e un indubbio vantaggio ce l’hanno le realtà che controllano tutto lo scenario, l’americana Tesla e la cinese BYD in testa. La prima, anche nel 2024, è stata il primo produttore mondiale di veicoli elettrici (1,8 milioni) insidiata però da vicino dall’altra che invece ha la leadership assoluta dei veicoli a nuova energia (NEV), cioè con la spina (BEV più PHEV), capace di sfornare oltre 4,3 milioni di unità lo scorso anno. Il grande Gruppo orientale controlla tutta la catena essendo anche il secondo produttore globale di batterie.

Anche Elon Musk ha intuito che, oltre alle vetture, era fondamentale avere le mani sul network di rifornimento e ha messo in piedi una rete proprietaria di oltre 60mila stazioni in tutto il pianeta che continua progressivamente a evolvere. Di batterie non è proprio un produttore di celle, ma controlla la chimica e ha rapporti strettissimi con i fornitori che lavorano su suo input. Ebbene, lo stato dell’arte dei più recenti annunci parlano di 100 km di percorrenza garantita con un solo minuto di ricarica, 5 minuti per 500 km, non è proprio come i carburanti a idrocarburi, ma poco ci manca. Questa capacità di controllo e di innovazione rende le due società diverse dagli altri costruttori automotive che stanno attraversando un periodo non facile fra transizione e, soprattutto, dazi. I mercati finanziari sono lì a testimoniarlo. In una fase in cui le borse di tutto il mondo hanno dovuto incassare le decisioni non proprio abituali di Trump, Tesla ha superato di nuovo i mille miliardi di capitalizzazione, ha guadagnato il 10% nell’ultimo semestre e oltre il 40% nell’ultimo mese, con l’azione che è passata da poco più di 200 dollari ai circa 350 attuali. Ancora meglio ha fatto BYD: più 15% nell’ultimo mese, oltre più 60% nell’ultimo semestre, passando da 80 dollari di inizio aprile ad oltre 110 di ora.

LA FINANZA SPINGE

Anche CATL, il più grande produttore al mondo di batterie che è cinese, ha visto il suo titolo lievitare del 30% negli ultimi 12 mesi. A questo andamento può paragonarsi Nvidia, leader planetario dei microchip con grandi interesse nell’automotive che recentemente è diventata l’azienda più capitalizzata del globo scavalcando Apple, o la Ferrari simbolo del lusso e della tecnologia su quattro ruote che ha un’azione che veleggia sui 500 dollari ed una capitalizzazione che viaggia sui 90 miliardi producendo poco più di 15 mila supercar l’anno. Tornando alla ricarica, Tesla è molto concreta e ha annunciato che pian piano adeguerà i suoi supercharger a livello V4, cioè in grado di ricaricare a 500 kW e 1.000 volt. Le nuove colonnine sono già in circolazione e ora sono arrivati anche i “V4 Cabinet” che fanno parte della struttura e dovranno essere installati. Dovranno essere adeguate anche le vetture che finora erano in linea con le colonnine V3, quindi a 250 kW.

Le precedenti generazioni erano 90 kW le V1 e 150 kW le V2. Gli unici due mezzi di Tesla in grado di sfruttare i punti V4 sono attualmente il Cybertruck e il camion Semi che può rifornire fino a 1,2 MW (1.200 kW). Musk è al lavoro anche sul progetto “Oasis”, che utilizza solo energia da pannelli solari, quindi green al 100%. Più roboanti gli annunci di BYD che può contare sulla creatività dei suoi oltre 100mila ingegneri e che sviluppa di pari passo le batterie. Nel tech day di inizio primavera l’azienda di Shenzhen ha lanciato diverse pietre nello stagno annunciando, per il momento soltanto in patria, la creazione imminente di una rete di 4.000 punti in grado di rifornire a 1.000 kW e 1.500 volt, il doppio delle nuove colonnine Tesla. Contemporaneamente ci sono già le vetture in grado di assorbire la mostruosa potenza, le ammiraglie Han e Tang. Le promesse di performance sono di 400 km di percorrenza in 5 minuti, quindi molto vicino all’obiettivo di 100 km al minuto. Ma BYD si spinge ancora più avanti, il visionario numero uno Wang Chuanfu ha annunciato che l’azienda sta lavorando su motori in grado di operare oltre i 30mila giri al minuto che consentono alle vetture di accelerare 0-100 in meno di 2 secondi e di superare i 300 km/h.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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