Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Business Economy «Vedo l’Occidente in declino. Per sopravvivere bisogna essere forti»
Economy

«Vedo l’Occidente in declino. Per sopravvivere bisogna essere forti»


Dal tempo di Democrito e di Eraclito, si discute su questo: essere o divenire. E la questione, in una fase come quella che stiamo vivendo, ritmata e sconvolta da cambiamenti rapidissimi, non può che riproporsi e si ripresenta in questi termini: cambiamento o conservazione. Non sono per forza concetti antitetici, nel discorso che l’editore Francesco Gaetano Caltagirone ha condotto ieri, insieme a Giulio Tremonti e a Fabio Tamburini al Festival dell’economia, e che partendo appunto dai due filosofi greci si snoda lungo i millenni, per arrivare a noi. «La strada che ha imboccato tutto l’Occidente — osserva Caltagirone — ci porta verso un declino e quindi serve un cambiamento». Che s’innesca nella lunga durata della storia. «Molte delle discontinuità ed evoluzioni — incalza l’imprenditore — partono dalle necessità. In America, qualche decennio fa, si è fatta la scelta di privilegiare i consumatori, nel tempo si sono azzerati i risparmi familiari e si è creato un enorme debito pubblico per pagare meno i prodotti». Per la prima volta il debito pubblico americano è percepito come un qualcosa che è meglio non aumentare ulteriormente. E questo impone, come dice Caltagirone, il pareggio della bilancia dei pagamenti oppure la strada dei dazi o infine la svalutazione del dollaro. L’America ha la necessità del cambiamento, che ha trovato la sua espressione nei comportamenti degli elettori che hanno fatto vincere Trump, e il cambiamento ha le sue difficoltà. Ma in Occidente, precisa Caltagirone, «non vedo chi altri può sostituire la leadership degli Stati Uniti. A meno che non si faccia l’Europa unita. Ma mi pare una prospettiva, purtroppo, lontana».

Qui sta il punto a cui tiene molto l’editore del Messaggero. E che riguarda il nostro continente. Il paragone da fare è quello con l’Italia di fine ‘400: mentre la Francia, l’Inghilterra e la Spagna diventavano Stati unitari, è rimasta frammentata ed esisteva soltanto come «espressione commerciale» e non come potenza politica. Restando indietro nella competizione internazionale del tempo. L’Europa oggi soffre lo stesso handicap? Ne è convinto il presidente del Gruppo Caltagirone: «L’Europa deve andare all’unificazione politica. Finché non diventeremo un soggetto politico, non potremo stare al tavolo con gli Stati Uniti e con la Cina. Se non parlando di commerci». E insomma, una Europa più forte è quella in grado di muoversi all’unisono sulle grandi questioni epocali della nostra epoca e di diventare — ecco l’evoluzione fondamentale, e non c’è conservatorismo o timidezza che tengano — un soggetto che elabora e decide e sta al passo con l’America che cambia e con l’Oriente che sta vincendo «inesorabilmente ma mi auguro provvisoriamente».

IL PERCORSO

Il senso della lotta è quello che occorre. Un esempio storico importante di come la ragione e la convenienza impongano il darsi una postura non arrendevole è quello antico di Leone Magno. Ne parla così Caltagirone: «Vedo segnali di cambiamento in Vaticano. Anche nella scelta del nome che il nuovo papa si è dato. Leone XIV si ispira a Leone IV. Colui che fermò Attila senza combattere. La pace si difende con l’azione. La modalità è quella del si vis pacem para bellum».

Il riarmo della Germania fa parte di questo discorso e soprattutto l’Europa — dove «i Paesi che producono armamenti sono tre e oltre a quello tedesco la Francia e l’Italia» — non può non porsi l’obiettivo della difesa comune. Il nocciolo della questione è quello della libertà. «È un bene supremo — chiarisce Caltagirone — ma va conquistata. Non è un dono o un diritto. Nessuno ce la regalerà. Se saremo deboli, gli altri ce la comprimeranno».

È un discorso che vale per l’Europa, ma è anche un discorso che riguarda l’Italia. L’editore del Messaggero ha una sua idea di politica forte che è quella che produce rispetto internazionale e indipendenza. «Per rimanere liberi, dobbiamo essere efficienti e per diventarlo serve una capacità di decisione più rapida» e dunque un sistema istituzionale all’altezza della gravità delle sfide. Individua Caltagirone alcuni punti di svolta. Comincia dall’antica Roma: «I consoli duravano un anno». E prosegue: «Il mandato politico troppo lungo obbliga ad avere una serie di contrappesi per limitare i poteri di chi detiene il comando. Il mandato di chi viene eletto deve essere breve, dotato di tanti poteri e caratterizzato dalla possibilità di prendere decisioni rapide».

LE SVOLTE

Così il rapporto tra governanti e governati, ora in crisi, diventerebbe più stretto, più basato sulla concretezza e più rispondente ai bisogni della società contemporanea. Insomma, «va rivisto il meccanismo fondativo della democrazia e della libertà, tenendo conto che i tempi e le esigenze cambiano».

Non è comunque il cambiamento, secondo questa visione delle cose, che ci mette in crisi, ma quella che Caltagirone chiama «l’accelerazione frenetica del cambiamento». E fa un esempio calzante, quello della crisi demografica: «Il calo in se stesso non è un male, mentre è un male che avvenga così rapidamente. Quando diminuisce così repentinamente la popolazione, si produce una crisi profonda. Nel ‘300, a Firenze, morì in un lasso di tempo breve il 30 per cento della popolazione e le case diventarono più numerose degli abitanti e ciò ha fatto crollare i prezzi e i patrimoni». E ancora: «Se la vita non si fosse allungata, saremmo di meno, molti di meno». Il problema è quello del welfare, naturalmente. E di un sistema che non può reggersi più, «se cento cittadini versano i contributi e cento cittadini prendono la pensione».

È sempre un discorso di competitività e di forza di una nazione. E l’Italia, «senza immigrazione e senza allungamento della vita, sarebbe più spopolata e più debole».

L’ultima domanda di Tamburini, direttore del Sole24Ore è secca: prevarrà la forza o la ragione? «Quando c’è lo scontro, prevale la forza e prevale subito. Poi si fa strada la ragione». E comunque, di fronte alle difficoltà, compresa quella del cattivo uso della ragione, «dobbiamo essere forti se vogliamo sopravvivere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Risparmio e investimenti, ogni venerdì
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version