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Ponte, no alla struttura antimafia. Gelo tra il ministero di Salvini e il Colle


Gelo fra il ministero di Matteo Salvini e il Colle sul decreto infrastrutture, emanato ieri sera dal presidente Sergio Mattarella. Sotto i riflettori c’è il Ponte sullo Stretto. E la struttura del Viminale, inaugurata lunedì con una conferenza stampa da Matteo Salvini insieme al ministro Matteo Piantedosi, che nelle intenzioni iniziali doveva rafforzare i controlli antimafia sulla maxi-opera che promette di collegare Sicilia e Calabria. Una task force del ministero dell’Interno, guidata dal prefetto Paolo Canaparo, che nell’ultima versione del decreto non figura più. Stralciata dopo un confronto fra gli uffici giuridici del Quirinale e di Palazzo Chigi. 

LE TENSIONI

Un ritocco del testo — l’ultimo di una lunga serie, tutti supervisionati dal Colle — che non è stato apprezzato — eufemismo — dal vicepremier leghista e dal suo ministero. Chi ha sentito i tecnici del Colle nelle scorse ore ha registrato il forte scetticismo sulla nuova struttura per i controlli anti-mafia del Ponte. Spiegato così: i controlli esistono già, sono efficienti e creare una struttura ad hoc al Viminale rischia di rallentarli, invece che rafforzarli. Peraltro, è la tesi, non si ravvedono le ragioni per una gestione emergenziale dei controlli anti-mafia simile a quella dei grandi eventi. Lettura molto diversa viene data dagli uffici del ministero di Porta Pia. Fonti del Mit riferiscono «stupore e amarezza» per lo stralcio di una norma «che avrebbe aiutato a combattere i clan».

Un passo indietro. Lunedì Salvini presenta la nuova creatura in conferenza stampa con Piantedosi. Battezza di fronte ai cronisti la struttura che avrebbe dovuto permettere al Viminale di effettuare controlli preventivi su tutte le società subappaltatrici per scongiurare per tempo eventuali infiltrazioni mafiose. «Un modello di straordinaria efficacia contro le infiltrazioni criminali» esultavano alla vigilia dal ministero di Salvini proprio nelle ore in cui la commissione tecnica del ministero dell’Ambiente dava l’ultimo via libera al progetto Ponte. «Per il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia si seguirà lo stesso piano con misure aggiornate e che entreranno in funzione già nella prima fase dell’opera, ovvero durante gli espropri» l’annuncio del team Salvini.

Ora il governo fa marcia indietro. Un tratto di bianchetto sulla norma che il Quirinale ritiene inopportuna, per non dire dannosa. Perché — questa è la lettura di chi è vicino a Sergio Mattarella — moltiplica strutture e procedure anti-mafia rischiando così di intralciare chi già oggi si fa carico di quella missione. E va da sé la sola suggestione che il Quirinale stia rallentando la lotta alle infiltrazioni mafiosa viene subito e senza indugio rispedita al mittente.
Non si tratta del primo intervento sul maxi-decreto preparato a lungo dal ministero di Salvini e con un menù ricchissimo, dalle Olimpiadi Milano-Cortina alle concessioni autostradali. La settimana scorsa i dubbi del Quirinale (e del Mef) su alcuni passaggi avevano costretto il governo a rinviare il Consiglio dei ministri. Convocato mercoledì, è stato aggiornato a lunedì scorso. Non succede tutti i giorni.

Tre i passaggi nel mirino del taglia e cuci quirinalizio e del Mef. Il primo: la norma che trasformava la Società Stretto di Messina Spa in una stazione appaltante. Il secondo: la cosiddetta norma “Salva-Spinelli” che interveniva sulle concessioni del porto di Genova di fatto con un assist ad Hapag Lloyd, società che possiede il 49% del gruppo Spinelli finito al centro delle cronache giudiziarie un anno fa. Infine i fondi extra per Milano-Cortina: 828 milioni di euro fino al 2032. Tutti e tre i passaggi sono stati stralciati, dopo un lungo confronto tra Palazzo Chigi e gli uffici del Quirinale.

Ora se ne aggiunge un quarto. Salta la struttura antimafia del Ponte di Messina. Ma è un boccone amaro da digerire per chi da mesi ci lavorava al ministero di Salvini come al Viminale. La guida era stata affidata a Canaparo, prefetto stimato nell’ambiente, già ai vertici della comunicazione del Viminale. Con il via libera del Cipess, il comitato per la programmazione economica di Palazzo Chigi, e la “task-force” per i controlli contro le infiltrazioni sarebbe diventata realtà. «Un modello» esultava al Mit Salvini lunedì. Non è escluso che possa essere recuperata più avanti, una volta superato lo stallo. Per ora non ha convinto il Quirinale che teme sortisca l’effetto contrario a quello sperato, intralciando i controlli già esistenti. Nel dubbio, la norma salta. 

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