18.06.2025
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Economy

Usa-Ue, si tratta di dazi al 10%. L’accordo prima del 9 luglio


Mandare giù un dazio del 10% su tutto l’export Ue per evitare stangate ben più salate su automobili, elettronica e farmaci. Fino a poche settimane fa avversata da vari governi (ma non da quello italiano), l’ipotesi di scendere a patti con Donald Trump e accettare una sovrattassa minima ma generalizzata torna sul tavolo. E stavolta potrebbe essere la soluzione percorsa da Bruxelles per arrivare all’obiettivo finale: evitare la guerra commerciale transatlantica e mettere a segno un accordo prima del 9 luglio, dati in cui — in caso di «no deal» — scatterebbero dazi del 50% su quasi tutto l’import proveniente dal Vecchio Continente.

LE CONDIZIONI

L’offerta, ha rivelato il quotid iano economico tedesco Handelsblatt , sarebbe stata fatta a determinate condizioni, come parte di un pacchetto completo, e avrebbe una durata limitata. Ma dalla portavoce di Ursula von der Leyen è arrivata un secco altolà: «Sono speculazioni che non riflettono lo stato attuale delle discussioni. Sin dall’inizio abbiamo contestato i dazi ingiustificati e illegali degli Stati Uniti».

La tempistica dell’indiscrezione, tuttavia, non è passata inosservata: filtrata all’inizio dei lavori del G7 di Kananaskis, in Canada. Nella lista ufficiale dei bilaterali, il confronto più atteso ancora non c’è, ma gli staff sono al lavoro in questa direzione, come lasciare presagire i contatti di queste ore tra i responsabili del Commercio delle due amministrazioni, il commissario Ue Maros Sefcovic e l’americano Jamieson Greer. Qualche segnale di realpolitik , dopotutto, Bruxelles lo aveva trasmesso già nei giorni scorsi, quando aveva segnalato che lo scenario dei dazi zero sui beni industriali (la strategia perseguita finora) era non più un punto d’arrivo per la trattativa, ma di partenza. A conferma del fatto che, nel cerchio magico di von der Leyen, c’è ormai consapevolezza che per siglare la tregua serve darla (un po’) vinta a Trump, facendo concessioni unilaterali e dandogli modo di rivendicare in casa di aver incassato un «grande, bellissimo» successo politico. Tanto meglio, poi, se in grado di portare delle entrate in grado di finanziare i maxi-tagli delle tasse. Bruxelles, inoltre, sarebbe pronta a ridurre i suoi prelievi sull’importazione dei veicoli prodotti negli Usa ea intervenire anche su quelle che, nel linguaggio felpato del negoziato, si chiamano barriere non tariffarie, cioè regole e normative come gli oneri burocratici che pesano sulle filiere internazionali (già oggetto di un’ampia riforma in nome della semplificazione).

L’APERTURA

E oggi, per dar prova di buona v olontà, la Commissione ufficializzerà lo stop per legge all’importazione di gas russo, aprendo di fatto a un incremento del Gnl americano. Ma l’arma dei controdazi rimane sul tavolo. Per ora sono sospesi o ancora in discussione, ma se attivati ​​colpirebbero oltre 120 miliardi di euro di affari Usa nell’Ue (quelli americani prendono di mira più del triplo, 380 miliardi). In caso di nulla di fatto, «saremo in grado di rispondere: tutti i mezzi sono sul tavolo», è tornata a ribadire von der Leyen. Compreso il «bazooka» per limitare i ricavi di Big Tech e la partecipazione agli appalti pubblici.

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