13.11.2025
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Economy

Unicredit ricorre al Consiglio di Stato per impugnare il Golden Power


Unicredit rompe gli indugi e passa di nuovo al contratto sul Golden Power, senza attendere il possibile pronunciamento di giovedì 13 della Commissione Ue con l’avvio della procedura d’infrazione. Domenica scorsa in una cda straordinaria di Piazza Gae Aulenti, è stato deciso di presentare un ricorso al Consiglio di Stato contro il verdetto di metà luglio del Tar che aveva parzialmente accolto il reclamo avanzato da Gae Aulenti sulle quattro prescrizioni imposte il 18 aprile in relazione all’Ops su Bpm, accogliendone due. Il provvedimento imponeva di non ridurre per 5 anni il rapporto impieghi/depositi, mantenere il portafoglio project finance, uscire dalla Russia e obbligo di conservare intatti gli asset italiani di Anima.

DOPODOMANI LA ​​UE

Andrea Orcel è stato costretto a correre ai ripari, visto che ieri scadevano i termini per impugnare la sentenza di primo grado. C’è chi ritiene che l’iniziativa, in anticipo rispetto alla Ue, potrebbe sottendere una nuova mossa a sorpresa: più che un ritorno su Piazza Meda, sul mercato si ritiene che Orcel voglia stringere l’assedio su Bper, visto che di recente l’istituto modenese ha giocato la carta difensiva di un buy back sul 9,9% per blindare gli assetti.

Del resto il cda di Unicredit incalza su un’acquisizione, non essendo andato in porto Mps, a ottobre 2021, Bpm a luglio scorso e la mossa su Commerzbank, di settembre 2024, è ancora in stand by — nonostante abbia raggiunto il 26% -, per il muro di Berlino e della stessa banca.

L’USCITA DALLA RUSSIA

Ma secondo una ricostruzione diretta, sembra che le cose stiano diversamente: al board di domenica, avrebbero presenziato i legali Fabio Cintioli e Roberto Cappelli che l’assistono da tempo, per illustrare le motivazioni dell’istanza depositata ieri: «è un atto dovuto». Secondo la loro interpretazione, ha senso presentare l’impugnativa per allontanare lo stigma, cioè il sospetto di essere una banca rischiosa: specie l’ultima prescrizione di uscire dalla Russia può implicare un rischio nazionale e influire sulla reputazione: qualche stakeholder, senza l’appello, avrebbe potuto avviare un’azione di responsabilità. Nei giorni precedenti, Orcel in call aveva anticipato a Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Palazzo Chigi, l’iniziativa di impugnare in secondo grado il verdetto del Tar. Da Caputi ci sarebbe stata una presa d’atto anche se, per la politica, si reitera un’ostilità nei confronti del governo. Sembra che Orcel però, sia disponibile a ritirare l’offensiva giudiziaria di fronte a una soluzione che potrebbe derivare anche nelle altre interlocuzioni in corso fra la Ue e il governo sul golden power.

Dopodomani Bruxelles dovrebbe esprimersi sull’avvio della procedura d’infrazione contro l’Italia e su un eventuale annullamento del decreto con i paletti imposti dal governo italiano all’ops di Unicredit su Bpm. L’Europa contesta l’uso del golden power fatto dall’Italia, che si sarebbe sostituito ai poteri della Commissione e della Bce ostacolando la libera circolazione dei capitali e il consolidamento tra le banche. Il ministro Giancarlo Giorgetti, invece, ripete: «la sicurezza nazionale, finanziaria ed economica è esclusiva competenza dello Stato nazionale e questa intendiamo in qualche modo difendere», e prosegue che «il governo applica una legge esistente. Se si vuole modificare la legge la fa il Parlamento, non il governo».


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