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una palestinese fra i pregiudizi e i coloni


Al volante del suo trattore rosso, Fatima Abu Naim aiuta gli uomini della famiglia a raccogliere il grano sulle loro terre del paesino di al-Mughayyir, a est di Ramallah nella Cisgiordania occupata. Una sfida fra le critiche delle malelingue perché lei, una donna, si è permessa di prendere la patente per macchine agricole, e l’ansia continua per la presenza dei coloni israeliani in un territorio dove la violenza contro i palestinesi per mano dei colonizzatori è in costante aumento negli ultimi mesi.

 

Fatima ha 32 anni e dice che in questa regione arida, dove i coloni impediscono il paggio delle vetture, il suo trattore è essenziale.

 

«Ho avuto tante critiche, qualcuno dice che non devo lavorare ma stare in cucina e che ormai le donne si permettono di tutto anche prendere la patente per il trattore, anche le donne qui si chiedono perché l’ho presa io e non mio marito ma a me non importa, ho consultato solo mio marito e la mia famiglia e mi hanno detto che non facevo niente di male, questo mi ha incoraggiato» spiega.

 

«Questa terra è nostra, se la lasciamo i coloni se la prenderanno. Abbiamo una casa in città e di solito ci andavamo d’estate ma se andiamo adesso non potremo più tornare. Da tre anni non lasciamo la terra perché i coloni vogliono prendersela» aggiunge. «Il colono fa parte della nostre vite, ci svegliamo e andiamo a letto pensando a lui, la prima cosa la mattina è vedere se è arrivato con le sue pecore, tengo il telefono in mano tutto il giorno perché se i vicini lo vedono ci avvertono subito. Tutto il giorno pensiamo al colono, anche dormendo ce lo sogniamo. E’ diventata un’ossessione.

 

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