24.05.2025
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Economy

«Un piano sovietico». La partita della proroga, critiche al patto di stabilità


Paolo Gentiloni prova a gettare acqua sul fuoco. Per lui l’uscita al Meeting di Rimini del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti è «uno scherzo». Sarà pure vero che il presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, che lo ha intervistato, gli ha chiesto di essere «provocatorio», ma quella del ministro dell’Economia è qualcosa in più di una battuta. Il Pnrr? «Potrei riempirvi di titoli di progetti che ricordano i piani quinquennali dell’Unione Sovietica», ha detto Giorgetti. L’uomo che governa i conti italiani, non ha mai digerito troppo la scadenza rigida del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quella data del 30 giugno 2026 superata la quale i progetti rimasti incompiuti rischiano di andare in malora. Con la conseguenza nefasta per i conti pubblici, di dover restituire i soldi ricevuti da Bruxelles. 
Già un paio di mesi fa, Giorgetti aveva esternato la necessità di far slittare la dead line del 2026. «Mi sconsigliano di dirlo», aveva detto, «ma non credo sia una bestemmia». Ed in effetti non lo è, se sulla posizione del ministro non più tardi di due giorni fa, sembra aver convertito anche la Banca centrale europea. Nelle minute dell’ultima riunione, i banchieri dell’Eurotower hanno scritto che forse con il Pnrr è meglio fare bene che fare in fretta. Pur di incassare nei tempi previsti i soldi europei, si rischiano degli sprechi. L’Italia, va detto, fino ad oggi ha centrato tutti gli obiettivi. Ad agosto ha incassato la quinta rata del Pnrr, confermandosi lo Stato membro dell’Unione europea che ha ricevuto l’ammontare maggiore di finanziamento:113,5 miliardi di euro, corrispondente al 58,4% delle risorse complessive del Piano. Ma adesso viene la parte più difficile.

Giorgetti: «Progetti Pnrr evocano pianificazione sovietica. Nuovo Patto stabilità costringe a fare valutazioni di breve respiro»

Il passaggio

Gli investimenti vanno messi a terra. Per adesso dei 113 e passa miliardi incassati, ne sono stati effettivamente spesi poco più di 52. Meno della metà, anche se è vero, come ha sottolineato il ministro per gli Affari europei, il Sud e il Pnrr, che la spesa sta accelerando. Comunque sia, si tratta di una partita che sarà giocata dalla nuova Commissione europea, e che potrebbe essere facilitata se l’attuale ministro italiano del Pnrr Fitto, traslocasse a Bruxelles con una delega proprio sul Piano. Si tratta comunque di discorsi prematuri. Da molte cancellerie europee, il Pnrr viene considerato una sorta di banco di prova per la condivisione del debito. Un banco di prova sul quale c’è, non a caso, proprio l’Italia. Gentiloni nel suo intervento al Meeting di ieri lo ha ricordato.Il Pnrr, ha detto Gentiloni è «una cosa molto importante per l’Italia, sono 190 miliardi di euro bond; è stato l’attraversamento del Rubicone da parte dell’Unione europea. E sapete che l’Italia ne è il principale beneficiario». Poi, ha osservato: «Certo, se non riuscissimo a spendere questi quattrini, ad attuare questi investimenti, allora ci sarebbe un problema di burocrazia, ma da parte nostra, non da parte di chi ha immaginato i progetti cioè i governi italiani e chi li ha autorizzati cioè la Commissione europea». 
Quella sul Pnrr non è l’unica “stoccata” che Giorgetti ha sferrato alle regole dell’Unione europea. Anche sul nuovo Patto di Stabilità il ministro dell’Economia italiano non è stato particolarmente tenero. Nel nuovo Patto di stabilità Ue, ha detto Giorgetti, «il pensiero lungo e il concetto di investimento non sono adeguatamente valutati» e «questo costringe gli Stati nazionali a fare valutazioni, inevitabilmente, di breve e corto respiro». Una dichiarazione nella quale si sentono gli echi della battaglia combattuta, e persa, dall’Italia per escludere dal conteggio del deficit e del debito gli investimenti necessari alla transizione verde e a quella digitale, oltre che le spese per la difesa.

Lo scenario

Al contrario, è un giudizio positivo quello dato da Gentiloni sul nuovo Patto. Secondo il Commissario europeo all’Economia, di fronte all’attuale scenario economico, occorre «avviare bene l’esperimento del nuovo Patto di stabilità. E qui», ha detto, «fatemi segnalare l’importanza di questi piani pluriennali, piani di 4 o 7 anni, ai quali io credo andrebbe dedicata una grande attenzione pubblica, che potrebbe anche consentirci di affrontare la discussione sulla legge di bilancio non come una discussione tradizionale tra sussidi e tesoretti, ma come una discussione che almeno in parte prevede anche di ragionare sui ritardi e sull’opportunità del nostro Paese nel medio periodo». L’obiettivo del nuovo Patto è soprattutto quello di mettere il debito pubblico su un sentiero sostenibile attraverso il controllo della spesa pubblica. 
Si tratta di un meccanismo nuovo, con il quale stanno imparando a confrontarsi sia i Paesi che la Commissione. Per l’Italia, che ha un debito che ormai sfiora i 3 mila miliardi, è stato il governatore Fabio Panetta a indicare la strada. Va generato un avanzo primario in grado di ridurre il debito e, dall’altra parte, spingere crescita e produttività per generare più Pil. Un’articolata ricetta sulla quale è al lavoro Giorgetti. 

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