Un Festival di Sanremo, quello del 1992, e due DopoFestival rispettivamente nello stesso anno e in quello successivo. E poi numerose ”ospitate”, partecipazioni fisse, serate speciali, premiazioni: in un trentennio, Alba Parietti ha lavorato molte volte con Pippo Baudo. Oggi, al grido di «Un grande personaggio non merita di essere ridotto a un santino», si smarca dal coro un po’ retorico degli omaggi che stanno accompagnando la scomparsa del conduttore. Preferisce ricordare «con la massima verità possibile» il suo rigore professionale, il suo indubbio potere e la complessità del rapporto che li ha uniti. «Io ti sarò sempre grata, nel bene e nel male, per avermi voluta, per avermi anche combattuta, ma soprattutto per avermi insegnato tanto», ha postato Alba. Aggiunge che lavorare con Pippo ha rappresentato «una scuola di sopravvivenza».
Cosa intende?
«Facendo televisione con lui, ho imparato a cavarmela in ogni circostanza. Al pari di mio padre, mi ha insegnato ad affrontare a viso aperto la paura».
Era così tremendo lavorare con Pippo?
«È stato il più grande. Il maestro di tutti: duro, esigente, ma capace di darti enormi possibilità».
Perché l’avrebbe combattuta?
«Innanzitutto mi preme dire che nel 1992 Pippo mi volle a Sanremo malgrado le critiche negative che avevano accolto il mio programma La Piscina. Mi ha permesso di risalire, offrendomi la chance più importante della carriera dopo Golagoal, la trasmissione di Telemontecarlo che mi aveva lanciata».
Dunque?
«Pippo ti dava la più grande opportunità, però te la dovevi giocare bene. È stato un grande sultano della tv e ogni volta sceglieva le parti in commedia. E in quel 1992 decise che, a Sanremo, io sarei stata la sua regina, la favorita. Buon per me. Presentare il Festival accanto a lui rappresentò la svolta: da meteora diventai una certezza. Ma il conto arrivò l’anno dopo».
Perché?
«Lui non gradì la mia presenza sul palco dell’Ariston e, proprio come Enrico VIII spediva le povere mogli nella torre, decise di relegarmi lontano, al DopoFestival».
Ma lei cosa gli aveva fatto per meritare l’esilio”?
«Nulla! Pippo era convinto che la rivalità tra donne in televisione funzionasse, così accanto a lui volle Lorella Cuccarini convogliando tutta la luce su di lei. E i collegamenti quotidiani tra Festival e DopoFestival si trasformarono in una continua bagarre. Ma questo gioco al massacro appassionò il pubblico e i nostri ascolti furono altissimi. Pippo stesso ammise con grande onestà che me l’ero cavata egregiamente e mi chiamò in molte altre trasmissioni».
La Cuccarini l’ha recentemente accusata di aver polemizzato sui media «per ribadire che eravate due primedonne». Durante quel Sanremo vi scontraste?
«Mai litigato, non fa parte del mio carattere. E va detto che questa storia dopo trent’anni l’ha tirata fuori lei…Ma era chiaro che Pippo proteggeva Lorella in ogni modo e io partivo svantaggiata».
Anche in seguito i suoi rapporti con Baudo sono stati conflittuali?
«Lui, che con le donne tv era sempre un gentiluomo, a me riservò un trattamento diverso: più dialettico e disincantato, simile a quello che aveva con i suoi colleghi maschi di pari livello. Fu il riconoscimento della parità e, per me, un attestato di stima. Quando gli consegnai il Telegatto, ci beccammo tutto il tempo. Poi qualcuno gli propose il gioco della torre».
Come andò?
«Gli chiesero chi, tra Lorella e me, avrebbe buttato giù. Lui rispose di getto: “La Parietti, tanto rimbalza”. È stato uno di quei padri difficili e straordinari di cui sarà impossibile fare a meno. Una montagna impossibile da scalare. Mi resta la soddisfazione di aver lavorato con lui e con tutti gli altri giganti della televisione. Pippo mi ha insegnato davvero tanto… la sua morte mi lascia attonita e disorientata. Mancherà moltissimo alla televisione, ai telespettatori, a tutti noi che l’abbiamo fatta e gli dobbiamo dire grazie».
Gloria Satta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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