Dopo Perugia, l’Umbria. Ci ha preso gusto, Elly Schlein. E così, reduce dal cappotto nei capoluoghi di regione alle amministrative di giugno, nel mirino della leader del Pd ora c’è un altro boccone gustoso: riprendersi la guida di una delle (ex) roccaforti rosse per eccellenza, strappata cinque anni fa dalla leghista Donatella Tesei a quasi cinquant’anni di giunte Pci-Ds-Pd. Così da poter mettere il cappello su un altro colpo andato a segno. E rivendicare che il vento, dalle parti del Nazareno, è proprio cambiato.
La ricetta per riuscirci è quella del fronte popolare d’Oltralpe declinato in versione umbra. O se si vuole del campo larghissimo: tutti insieme contro la destra. Pd, Cinquestelle, Verdi-Sinistra, ma pure i renziani di Italia viva, Psi, i cattolici di Demos e anime varie del civismo di sinistra. Con l’aggiunta, a questo punto più che probabile, di Azione, con cui il dialogo è in corso. Tutti insieme per battere Tesei schierando un’altra donna, la sindaca (civica) di Assisi e presidente della provincia di Perugia Stefania Proietti. Un profilo à la Todde, nel senso di Alessandra, l’ingegnera pragmatica catapultata nelle file del grillismo di governo che a febbraio ha espugnato la Sardegna a un altro leghista, Christian Solinas. Anche Proietti, classe 1975, è ingegnera (meccanica), si è occupata a lungo di sostenibilità ambientale e cambiamento climatico (anche per conto della Cei) e ha insegnato all’università di Perugia. Per poi prendere in mano, nel 2016, le redini del comune di Assisi. Finché nelle scorse ore non è arrivata l’ufficialità della proposta della coalizione, la stessa che ha sostenuto Vittoria Ferdinandi a Perugia, di correre per le Regionali dell’autunno prossimo. Lei – ufficialmente – si è presa qualche ora per rifletterci. Ma il suo nome girava da settimane, e nessuno nel centrosinistra mette in dubbio che sarà Proietti a tentare di assestare un altro colpo al centrodestra.
LE PREVISIONI
Le previsioni in casa Nazareno, del resto, sono ottimiste. E nel circolo schleiniano sono tutti convinti che l’obiettivo sia a portata di mano. Tanto più se dell’operazione farà parte anche Calenda. E poi chissà: una vittoria del campo larghissimo, si arrischia qualcuno, darebbe linfa e credibilità al progetto dell’alternativa al centrodestra con uno sguardo pure alle prossime politiche. Altri – i più – si costringono al realismo: al cantiere umbro del “Patto avanti” (così si chiama la coalizione) si lavorava da gennaio. L’exploit del Fronte popolare in Francia e la desistenza tra sinistra e centristi, ma pure l’avvicinamento post Europee tra il Pd di Schlein e il M5S di Giuseppe Conte, insomma, c’entrano e non c’entrano.
L’altra partita chiave è l’Emilia Romagna. Anche qui, assicurano i maggiorenti dem, i sondaggi incoraggiano: «Cinque anni fa alla vigilia del voto ci davano sotto al 50%, oggi – ragiona chi segue il dossier romagnolo – siamo ampiamente sopra. E non abbiamo ancora un candidato». Già, il candidato. Dettaglio non di poco conto: i rumors puntano su Michele De Pascale, sindaco di Ravenna al secondo mandato non ancora quarantenne. L’altra opzione è Vincenzo Colla, assessore allo Sviluppo economico della giunta Bonaccini. Che però di fatto si è chiamato fuori, definendo De Pascale «un ottimo talento» per guidare la Regione. Ora manca solo l’annuncio, con ogni probabilità dopo la direzione dem che dovrebbe essere convocata a giorni. A sfidarlo per il centrodestra sarà la civica vicina al mondo cattolico Elena Ugolini, già sottosegretaria all’Istruzione nel governo di Mario Monti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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