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tra opportunità e rischi per le nuove generazioni


L’Intelligenza Artificiale è qui per restare. È entrata nelle nostre vite dalla porta principale. Non ha bussato, ci ha travolti, ci ha cambiati e continuerà a farlo. Nessuna intenzione di sgomberare il campo. Una medaglia a doppia faccia, fatta di rischi e opportunità, inseparabili e inevitabili, con i quali dobbiamo imparare a convivere.  

E’ stato questo il tema attorno al quale si è sviluppato il seminario “Crescere ed educare nell’era dell’intelligenza artificiale”, organizzato dal Dipartimento per le politiche della famiglia in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Al centro, i giovani e il loro futuro, osservati partendo dal presente con la consapevolezza che i rischi sono già qui. Che non appartengono a un domani lontano, ma sono presenti e concreti. I dati parlano chiaro: le nuove tecnologie stanno alimentando nuove forme di dipendenza. Solo nel 2024 circa 320.000 studenti hanno usato il web in modo problematico: amicizie trascurate, sonno sacrificato, irritazione crescente quando la connessione viene a mancare. Siamo di fronte ad una generazione sola, che non riesce a trovare una “rete” neppure tra la famiglia. Di fronte alla prima generazione che non conosce un “prima”: nessun  mondo senza smartphone, senza internet, senza IA. Non hanno esempi da seguire, nessun modello al quale ispirarsi. Loro li devono costruire da soli e  gli adulti, che dovrebbero guidarli, spesso faticano a tenere il passo. Si ritrovano senza strumenti, senza conoscenze, mentre i figli imparano da soli, in silenzio, immersi in una solitudine digitale che non si vede ma pesa.

Per troppo tempo, ricorda l’onorevole Brambilla, ci si è concentrati solo sui contenuti illegali, senza vedere che il problema spesso nasce da un rapporto distorto con gli strumenti stessi. Un rapporto che può lasciare cicatrici profonde: difficoltà nel relazionarsi, problemi di memoria, isolamento. Il monito del’ex ministra è forte e diretto. “Di fronte a noi un rischio. L’artificiale può comprimere l’umano. L’esperienza virtuale può snaturare o sostituire quella reale, con gravissime conseguenze.” Nessuna demonizzazione però. Nessun pregiudizio. Solo la consapevolezza di essere davanti ad uno strumento potente che è necessario guidare con responsabilità. 

Oggi, l’Europa e l’Italia hanno iniziato a reagire. La base è l’AI Act,  nuova cornice normativa europea. Dal canto suo l’Italia prova a fare la sua parte. Tra le misure per ora previste: il consenso obbligatorio dei genitori per i figli che utilizzano l’IA. “Noi siamo legislatori. Possiamo intervenire con la legge, ma a volte non basta. Serve una nuova cultura”, ha dichiarato l’onorevole al Messaggero.  Una cultura che deve parlare alle famiglie, per aiutare i genitori a orientarsi in un mondo che si muove più veloce di loro. 

Ora, la priorità rimane una e non ammette compromessi: proteggere i più giovani. Rendere l’uso dell’IA sicuro, utile e consapevole. E farlo insieme alle famiglie, che devono tornare a essere il primo e più importante presidio educativo. Educare, non temere. Perché chi teme soltanto, si chiude. E chi si chiude non impara e non cresce. L’obiettivo non è dimenticare l’IA, ma insegnare a giovani, e anche agli adulti, ad usarla con intelligenza, ricordando che il digitale non potrà mai sostituire l’umano. Finché l’umano saprà continuare a governarlo.


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