18.05.2025
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Science

«Tra la gemella Cappa e Sempio non è ancora emerso il legame. Nuovo colpevole? Serve un movente bomba»


Riportare l’orologio indietro nel tempo. Al 13 agosto 2007. E delineare un’altra possibile verità sul caso Garlasco. La criminologa Roberta Bruzzone precisa come già nel 2014 tutto quel che si poteva approfondire è stato già scandagliato nell’appello bis, con la perizia genetica sul materiale subungueale di Chiara Poggi.

Quanto è possibile, alla luce dei nuovi sviluppi dell’inchiesta-bis ma anche del tempo trascorso acquisire nuove prove?

«A livello di genetica dal nuovo filone d’inchiesta difficilmente può emergere altro. Ancor meno emergeranno tracce utili dal martello. Si potrà ragionare sulla compatibilità dei colpi inferti alla vittima e l’oggetto contundente sequestrato: compatibilità con le dimensioni e il tipo di frattura al cranio e al volto. Di certo, mancava dalla casa e all’epoca venne descritto dai genitori di Chiara Poggi. Ma non è un martello unico al mondo, non potrà mai essere certa l’attribuibilità».

Cosa può fare oggi la differenza?

«Più interessante la nuova testimonianza che ha portato alle ricerche del martello. Quella dell’uomo che avrebbe visto 18 anni fa una delle due cugine di Chiara disfarsi di un borsone contenente oggetti metallici nel canale Tromello, nei pressi della casa della nonna».

Due coincidenze improbabili.

«Sicuramente il ritrovamento del martello rende la testimonianza “robusta” ma in un processo, tutto questo, ancora non porterebbe molto lontano: per 18 anni il testimone si è fatto i fatti suoi non raccontando niente agli inquirenti. È evidente che altri approfondimenti sono in corso. Ora le gemelle Cappa non sono neppure indagate e ad oggi non risulta alcun tipo di legame tra le due e Andrea Sempio».

Quindi manca un tassello.

«Se c’è davvero un martello e davvero è collocabile sulla scena del crimine tutto diventa plausibile, ma ripeto va collegato. Per ora non c’è collegamento tra le gemelle e Sempio, anzi lui l’ha sempre escluso».

Da qui la decisione di acquisire materiale cartaceo e informatico dall’abitazione di Sempio.

«Una testimonianza che collocasse la presenza della gemella nella casa di via Pascoli sarebbe significativa, emergerebbe il suo coinvolgimento. Dovremmo ipotizzare che su quella scena c’erano entrambi, lei e Sempio. E che poi si sia disfatta dell’arma. Altrimenti, perché è lei che se ne disfa?».

L’ipotesi potrebbe prendere corpo.

«Anche perché c’è un’altra testimonianza. Quella di tal Marco Muschitta che disse ai carabinieri di aver visto pochi giorni dopo l’omicidio una ragazza con i capelli biondi a caschetto molto somigliante a Stefania Cappa procedere a zig zag in bicicletta con un attizzatoio da camino in mano. Le due testimonianze possono avere una lettura sinergica, ora?».

Molto ancora resta da scoprire.

«Bisogna dimostrare se e cosa ci fosse tra i due. Non basta avere una relazione, una conoscenza banale, devi aver avuto un legame significativo per occultare un delitto per quasi 20 anni, per coprire l’assassino della cugina. Una parte dell’inchiesta tutta da costruire».

Che idea si è fatta?

«Tutto questo mi dice che siamo in un momento importante dell’inchiesta, con un’accelerazione dell’ipotesi investigativa che punta ancora su Andrea Sempio. Credo che stiano cercando informazioni anche sul suo profilo psicologico, per questo gli inquirenti hanno prelevato dall’abitazione manoscritti e diari. Per capire se avesse un interesse per la Poggi».

Tutto fa pensare ci sia la volontà di far emergere altro.

«Considerato anche che Alberto Stasi è stato condannato con prove scientifiche che dimostrano che lui a casa non è mai rientrato, qualcuno lo ha avvisato? Ciò non lo renderebbe meno meno colpevole. Anche perché è stato lui poi ad andare dai carabinieri».

Cosa manca per cambiare il volto del colpevole?

«Serve un movente a prova di bomba. Su questa pista Milano e Padova indagano da tre anni, su Sempio hanno dovuto insistere andando in Cassazione contro la decisione del gip di non far riaprire l’inchiesta. Insomma, devono essere davvero convinti; immagino abbiano elementi che al momento non rivelano. Qualcosa in più devono avere in mano, senza avere ancora un’ipotesi investigativa plausibile, solida».

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