19.09.2025
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Economy

TikTok, prima intesa Usa-Cina. Trump: «Venerdì parlerò con Xi»


Anche la questione del bando di TikTok negli Stati Uniti si è trasformata in un elemento di negoziazione sui dazi con la Cina. Ieri dopo un incontro a Madrid le due parti hanno affermato di essere concordi su un «quadro generale» condiviso che possa portare a un accordo per permettere al social network controllato dal governo cinese di continuare a lavorare negli Stati Uniti.

Il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, non ha voluto diffondere i dettagli, sostenendo però che la Cina manterrà un ruolo nella società che dovrebbe diventare statunitense, garantendo così maggiori sicurezze agli oltre 170 milioni di utenti americani.

I CONTENUTI

Trump ha tempo fino a mercoledì per decidere se applicare o estendere la pausa alla legge che obbliga ByteDance, l’azienda che controlla TikTok, a vendere la piattaforma. Intanto la Casa Bianca ha confermato che venerdì Trump parlerà con il presidente cinese Xi Jinping per finalizzare l’accordo. «Venerdì parlerò con Xi, la nostra relazione resta forte», ha detto il presidente su Truth Social. Sembra che il social network possa «mantenere delle caratteristiche cinesi» ma che nell’accordo si darà una risposta ai problemi di sicurezza per i cittadini americani. La legge era stata firmata da Joe Biden e fa riferimento a due rischi principali: il primo è il suo uso per raccogliere dati sui cittadini americani, il secondo è la diffusione della propaganda cinese attraverso la disinformazione. Il capo negoziatore cinese, Li Chenggang, ha confermato l’intesa sul quadro generale, ha però detto — scrive Reuters — che gli Stati Uniti non possono continuare a sopprimere le aziende cinesi.

Ma nelle discussioni di ieri la Cina ha portato un altro elemento che potrebbe equilibrare lo scontro: l’antitrust cinese ha fatto sapere che Nvidia avrebbe violato le leggi contro i monopoli quando nel 2020 ha acquistato la società israeliana di progettazione di processori Mellanox. Ieri il colosso americano ha condotto una giornata vicino alla parità a Wall Street, mentre nel premercato aveva perso quasi il 2%.

LE INDAGINI

Non è l’unico elemento di tensione: le autorità cinesi hanno annunciato l’apertura di due distinte indagini nel settore dei semiconduttori. La prima riguarda un’inchiesta anti-dumping su specifici chip importati dagli Stati Uniti, con l’obiettivo dichiarato di verificare se vengano venduti a prezzi inferiori rispetto al loro valore di mercato. La seconda indagine, invece, mira a verificare possibili discriminazioni legate alle restrizioni imposte da Washington all’industria cinese dei chip. In tutto questo le trattative restano in salita.

Dopo aver imposto ad aprile dazi del 145% sulle importazioni cinesi, Trump ha successivamente abbassato la soglia al 30%. Pechino ha risposto con tariffe del 10% su una serie di prodotti americani. Ora i due giganti economici stanno discutendo una possibile riduzione reciproca dei dazi: tra i nodi più critici ci sono le restrizioni cinesi all’export di terre rare e magneti industriali e lo stop di Pechino agli acquisti di prodotti agricoli statunitensi, una decisione che rischia di colpire duramente gli agricoltori.


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