Una, nessuna, centomila posizioni sul terzo mandato. A due giorni dall’impugnativa in Cdm della legge trentina, il centrodestra continua ad andare in ordine sparso. C’è chi, come il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dice che la questione può essere rivalutata politicamente. E chi, come il portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, al contrario, nega che la discussione si possa riaprire. Quanto a Matteo Salvini, vale il discorso di sempre: «È giusto che scelgano i cittadini». Alla vigilia dell’incontro tra la premier e Massimiliano Fedriga, qualche conseguenza, però, va messa già in conto: la scelta di Maurizio Fugatti, di togliere le deleghe alla sua vice in quota FdI. Ma anche i malumori del partito della premier sui territori, per un’apertura, quella sul terzo mandato, che rischia di favorire i governatori leghisti uscenti.
LA GIORNATA
Ma andiamo con ordine. Fino a sera, la giornata sarà scandita dalle dichiarazioni di esponenti di alto grado all’interno della maggioranza e da cariche istituzionali. Da una parte, gli azzurri a mantenere la linea antica: «Siamo convinti del fatto che sia necessario il limite dei due mandati per tutte le regioni, anche a statuto speciale», dice Nevi. Dall’altra, chi — come il presidente del Senato — non mette limiti alla provvidenza: «Non sono contrario in assoluto e, nel caso specifico, penso che una riflessione sia solo positiva», spiega La Russa. Ma pure il leader del Carroccio prova a minimizzare: «Se il centrodestra ci darà ragione sarò contento perché bisognerà fare in modo che siano i cittadini a scegliere», ma — aggiunge — «le mie giornate sono piene di altro». Intanto, però, al Nord, c’è già chi pensa a spostare qualche pedina. Il lombardo Attilio Fontana, convinto che sia sbagliata la limitazione («non esiste una giustificazione») si lascia sfuggire che il terzo mandato da governatore è una delle ipotesi che sicuramente prenderebbe in considerazione. Mentre il presidente della provincia autonoma di Trento, dopo il “gran rifiuto del governo” di non impugnare la legge che gli avrebbe consentito di ricandidarsi, a sera firmerà un nuovo decreto relativo alla ripartizione delle competenze fra gli assessori provinciali, togliendo le deleghe alla sua vice, la meloniana Francesca Gerosa. Che resta assessora all’istruzione, alla cultura, per i giovani e le pari opportunità, rinunciando alle attribuzioni in materia di deleghe relative alle politiche «della famiglia e la natalità, attività sportive e ricreative con i relativi impianti e attrezzature».
L’INCONTRO
Quanto a Fedriga, per capire le mosse del governatore del Friuli — dopo l’apertura della crisi politica in regione — bisognerà attendere l’incontro in programma con Giorgia Meloni per oggi. Un faccia a faccia che, stando a quanto riferiscono i vicini al presidente, dovrebbe essere centrato sugli equilibri della coalizione a livello locale. Ma è difficile immaginare che il leghista esca dalla stanza senza nemmeno fare un accenno al terzo mandato. Su cui, stando a quanto riportato dall’AdnKronos, il partito di via della Scrofa, avrebbe posto due paletti fondamentali. Il primo, che non potrà essere una singola regione a decidere in autonomia ma servirà un’armonizzazione nazionale. Secondo: bisognerà partire dall’interesse dei cittadini, e non con approcci ad personam.
IL RETROSCENA
Nonostante le dovute rassicurazioni, l’apertura di Fratelli d’Italia ha destato più di qualche perplessità, soprattutto tra gli esponenti del partito nelle Regioni del Nord (leggasi Veneto e Lombardia) che vedevano nell’impugnativa del Trentino l’ultimo atto di querelle che si trascina già da anni. A generare malumori anche le dichiarazioni del responsabile Organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli che, intervistato dal Corriere, non ha escluso l’ipotesi che in futuro non si possa tornare indietro e approvare nuova legge nazionale. Dalle parti del governo, però, si prova a smussare. La mediazione raggiunta lunedì, secondo quanto filtra, risponderebbe alla necessità di placare gli animi dopo l’atto degli assessori friuliani di rimettere le deleghe. Ma anche un modo, per altri, di prendere tempo. Se per il caso della Campania ha inciso l’urgenza di dare luce a una sentenza prima che si ritorni alle urne, l’auspicio coltivato da alcuni è che per il Friuli possa essere necessario più tempo. Scenario favorito anche dalla pausa estiva alle porte. Se solo arrivasse a metà ottobre, potrebbe scongiurare per il governatore Fedriga la possibilità di dimettersi prima del raggiungimento della metà del mandato, per potersi di nuovo ricandidare. La politica resta, pur sempre, l’arte del possibile.
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