17.05.2025
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Economy

tempi di raccolta ridotti, costi più alti


Le ciliegie si comprano con gli occhi. L’affermazione, ormai quasi un proverbio popolare, ha una significativa valenza economica. In Italia, infatti, sono attivi una settantina di distretti della ciliegia che garantiscono la distribuzione di prodotti di ottima qualità nei territori vicini. «Il fatto di essere un frutto aclimaterico, che matura sulla pianta, e che una volta raccolto deperisce rapidamente, condiziona la struttura territoriale dell’offerta, consentendo ad una miriade di piccoli sistemi locali di sopravvivere in un mercato globalizzato, ma che per questo frutto lo è molto meno che per altri prodotti, anche freschi», spiega Saverio Sinna, “ciliegiologo”, docente all’Università della Tuscia. In Italia sono circa 70 i sistemi locali di produzione.

Tra i più noti Chiusa Sclafani e l’Etna in Sicilia (l’unica Dop), Marostica in Veneto, la Puglia con la famosa varietà Ferrovia, nel Viterbese il comune di Celleno, quello di Maenza a Latina, e le tre Igp Lari in Toscana, Vignola in Emilia, Bracigliano in Campania. Grazie alla vicinanza alle zone di produzione, sui mercati arrivano ciliegie di un bel colore rosso e col picciolo verde vivo, segno di freschezza.

I RINCARI

In questa ultime settimane, il prodotto in commercio è ormai quasi tutto proveniente dal Trentino Alto Adige, grazie alle varietà tardive, e dall’estero, Turchia in particolare. La campagna cerasicola 2024, da poco conclusa, è stata caratterizzata da una produzione contenuta e quindi da prezzi sostenuti.

Anche nel settore – come emerge da uno studio Ismea-NielensQ — il principale attore è stato l’andamento climatico, che ha influito non solo sulle rese, in calo rispetto allo scorso anno già deficitario, ma anche sull’avvio e conclusione della campagna, entrambe avvenute in anticipo di circa due settimane sui normali calendari. Ismea indica un incremento rispetto al 2023 di volumi (+12,3%) e della spesa delle famiglie (+20,3%). Prendendo in considerazione solo il prodotto confezionato a peso fisso, l’aumento del prezzo medio al dettaglio ha avuto quasi la stessa intensità di quello della fase all’origine (+4,8%), passando da 8,28 euro/kg del 2023, a 8,68 euro/kg nel 2024.

LA PRESSIONE ESTERA

Le quotazioni all’ingrosso hanno beneficiato della scarsa presenza sul mercato di merce spagnola e risultano in aumento di circa il 4% rispetto al 2023 (3,44 euro/kg contro i 3,30 euro/kg del 2023). Solo sul finire della campagna, a fronte di un’offerta nazionale ormai esigua e non più in grado di soddisfare la domanda, si è fatta sentire la pressione del prodotto estero. Secondo dati Eurostat, con circa 28 mila ettari, l’Italia condivide con la Spagna il primato europeo per superfici investite a ciliegie. I due Paesi, infatti, ospitano ciascuna il 23% dei circa 125 mila ettari di ciliegi presenti nell’Ue.

Le altre aree interessate sono in Grecia (14%), Bulgaria e Polonia (entrambe con l’8%), Francia, Germania e Portogallo (tutte con il 5%). Mediamente — informa la scheda del settore ciliegia di Ismea — negli ultimi tre anni la produzione italiana è stata di 97 mila tonnellate, circa il 17% dell’intera produzione europea, dopo la Spagna che genera il 20% e a poca distanza dalla Grecia e dalla Polonia, che ne producono rispettivamente il 15% e il 12%. Tra le regioni italiane il 65% delle superfici destinate a ciliegio si trova in Puglia (35% della produzione quantitativa nazionale), seguono la Campania (10%), l’Emilia Romagna (7%), il Veneto (7%), il Lazio (5%). In un mercato globale che ammonta a 4,4 miliardi di euro, l’Italia non ha comunque un ruolo di spicco negli scambi internazionali, né sul fronte dell’import (51,7 milioni di euro), né su quello dell’export (33,5 milioni).

L’OBIETTIVO

Tra i punti di forza di altri paesi come la Spagna (seppure penalizzata dal maltempo quest’anno) c’è la disponibilità di molte varietà che maturano in stagioni diverse. «Adesso – afferma Sinna – si sta puntando alla diffusione crescente di nuove varietà autofertili, differenti dalle tradizionali che hanno necessità di impollinazione. L’obiettivo è differenziare i tempi di maturazione e coltivare varietà tardive».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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