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Tassa di soggiorno più cara, ma solo per gli alberghi di lusso


Il ministero del Turismo accelera sulla riforma della tassa di soggiorno. Daniela Santanchè incontrerà i rappresentanti dei Comuni a inizio settembre per discutere della nuova imposta. Si va verso aumenti mirati: la tassa, a quanto trapelato finora, potrebbe salire fino a 25 euro, a camera però e non per ospite come avviene adesso, e solo negli alberghi extralusso. Il ministero preme anche per trasformare il tributo in una vera e propria tassa di scopo, tramite il cui gettito promuovere attivamente le politiche del turismo.

Ma per farlo è necessario stabilire con maggiore precisione quali interventi possono essere finanziati con gli introiti della tassa di soggiorno. Oggi la legge dice che con il gettito derivante dal balzello i sindaci possono avviare interventi in materia di turismo, anche a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero di beni culturali e ambientali locali. Infine, le risorse possono essere destinate al miglioramento dei servizi pubblici locali. Secondo il ministero guidato da Daniela Santanchè è ora definire con più precisione la griglia degli interventi finanziabili, per evitare usi impropri delle risorse generate dal turismo.

LE SOGLIE
Non solo. Il ministero vuole estendere a tutti i Comuni la possibilità di applicare la tassa di soggiorno (attualmente sono poco più di mille quelli che fanno pagare questa imposta alla reception). Gli incrementi, però, dovranno essere proporzionali al costo della struttura in cui si alloggia e a ogni modo spetterà ai sindaci stabilire se, e in che misura, introdurli. Oggi la tassa di soggiorno garantisce entrate per circa 800 milioni di euro l’anno ai Comuni. Roma, secondo il monitoraggio Ifel-Anci, con 165 milioni raccolti è la città che ha “guadagnato” di più lo scorso anno, seguita da Firenze e Milano, rispettivamente a quota 70 e 62 milioni. Nella Capitale nei mesi scorsi l’imposta di soggiorno è già stata aumentata fino a 10 euro.

Il limite massimo attualmente è di 12 euro, ma come detto tra le ipotesi sul tavolo c’è quella di innalzare il tetto a 25 euro, cifra che comunque verrebbe richiesta solo a chi alloggia nei resort extra-lusso dove una camera costa dai 750 euro a notte in su. Per i pernottamenti sotto i 100 euro si pensa di fissare la soglia limite a 5 euro e di portarla a 10 euro per le stanze tra 100 e 400 euro. Comuni e associazioni di categoria tuttavia chiedono cautela, perché ritengono che un aumento spropositato delle tariffe possa scoraggiare il turismo e innescare una fuga dalle vacanze made in Italy.

L’EFFETTO BOOMERANG
Insomma, il pericolo di un effetto boomerang c’è e non va sottovalutato. Il presidente di Fiavet Confcommercio, Giuseppe Ciminnisi, ha inviato una lettera al ministro del Turismo, Daniela Santanchè, esprimendo preoccupazione per l’ipotesi di aumento della tassa di soggiorno. «In un mercato turistico così competitivo come quello con cui si confronta la destinazione Italia – scrive il presidente di Fiavet Confcommercio – la percezione dei costi influenza drasticamente le scelte dei viaggiatori». Fiavet Confcommercio fa presente al ministero quanto una possibile contrazione del turismo non avrebbe riflessi solo sugli albergatori, ma sull’intero settore del turismo e sull’indotto derivante.

«Un calo – sottolinea il numero uno di Fiavet Confcommercio – che metterebbe a rischio posti di lavoro e la sopravvivenza stessa di molte attività». C’è poi da tenere in considerazione il problema del turismo organizzato e dei pacchetti che già sono stati venduti sui mercati internazionali. «I nostri operatori sono impegnati a chiudere i contratti con i buyer stranieri per la stagione 2025 – avverte Ciminnisi – e pertanto diventa impossibile riaprire le contrattazioni e aggiornarle su tutti i mercati».

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