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«Tassa di scopo per i siti»


Basta fondi a pioggia ai film d’autore che in sala durano due giorni e incassano zero ma niente crociate contro il cinema “di sinistra”. Fondi extra per i beni culturali ricavati dai biglietti per attrazioni dove oggi l’ingresso è gratis, come il Pantheon, «quasi fosse una tassa di scopo». Sullo sfondo un nuovo valzer di nomine al Collegio Romano. Alessandro Giuli si prende un’ora e poco più, in audizione alle commissioni Cultura di Camera e Senato, per presentare il nuovo corso della cultura italiana ai tempi di Giorgia Meloni.

LA SQUADRA

Ha studiato e ristudiato a lungo l’ex presidente del Maxxi le linee programmatiche. Sbianchettando qui e lì alcuni passaggi che avrebbe invece tenuto Gennaro Sangiuliano in una bozza di discorso approntata sul finire dell’estate. All’ex ministro travolto dal Boccia-gate Giuli fa qualche concessione. Parla di «continuità con il lavoro fatto» in questi due anni. Spiega che la riforma del tax credit approvata dal suo predecessore, con una contestatissima stretta sui fondi pubblici per il cinema d’autore, «corregge alcune storture» che hanno portato a erogare «fondi a pioggia» a prescindere «dalla qualità delle opere e dalla loro capacità di stare sul mercato».

Ma subito dopo smorza e apre a possibili ritocchi della stretta di Sangiuliano: «Non esiste una norma che non sia perfettibile una volta misurata la sua efficacia sul campo». E se il tax credit non può trasformarsi in «un super-bonus» per aspiranti registi e autori, il suo ministero, promette, non avrà «pregiudizi ideologici verso una catena del valore culturale che dà lavoro, prestigio e reputazione globale all’Italia».

Ferro e piuma. Di buon mattino il neo-ministro in doppio petto, a un passo dalla laurea alla Sapienza, squarcia il velo sul “nuovo” corso al Collegio Romano. Il ministro accenna a una rivoluzione dei finanziamenti alla cultura. «In un sistema in cui la gratuità assoluta è impossibile, perché genererebbe voragini, non si tratta di mirare al profitto ma di creare un sistema di redistribuzione sociale degli utili lì dove si decide di creare dei costi di ingresso e su questo vi assicuro che lavoreremo». Il piano in preparazione punta a ricavare risorse extra dai biglietti di musei e attrazioni, come il Pantheon, dove oggi l’ingresso è gratis. E l’idea è prendere due piccioni con una fava: da un lato portare nuovi fondi nelle casse del ministero per finanziare altre attività, dall’altro mettere un freno al fenomeno dell’ “over-tourism” che affligge le grandi città. Riprende Giuli: «Valorizzare anche la potenzialità economica del nostro patrimonio culturale non deve essere un tabù».

Nuova sarà anche la squadra al ministero, con un cambio quasi totale del team Sangiuliano trascinato nella turbolenta vicenda mediatico-giudiziaria di Maria Rosaria Boccia, la consulente-ombra dell’ex ministro di FdI. E allora ecco le novità. Con l’anno prossimo dovrebbe arrivare un nuovo capo di gabinetto. Francesco Gilioli, consigliere parlamentare coinvolto nel valzer di mail tra Boccia e Sangiuliano, potrebbe lasciare il posto da gennaio a Francesco Spano, segretario generale del Maxxi che ha lavorato spalla a spalla con Giuli.

Mentre Narda Frisoni, capo-segreteria di “Genny” anche lei finita nell’occhio del ciclone del Boccia-gate, ha già lasciato il ministero sbattendo la porta (infuriata, raccontano da quei corridoi, con il capo segreteria tecnica Emanuele Merlino che è di FdI, vicino a Fazzolari e dunque non si tocca). Anche qui Giuli pescherà in casa Maxxi per sostituirla. In forse è pure la posizione del capo-ufficio stampa Andrea Petrella, mentre il portavoce non ci sarà: Giuli, giornalista per anni al Foglio, farà da sé. Ma torniamo al programma. Il corso Giuli al Collegio Romano, questa almeno è la promessa, partirà nel segno del pluralismo. Viva dunque l’identità, a patto che sia «vista come elemento di dialogo, in una relazione rispettosa delle differenze».

LE CRITICHE

Si fidano poco le opposizioni. «Un performer, non un ministro, da lui solo parole» l’affondo dei deputati Pd, «l’unica conferma è quella degli imminenti tagli in manovra». Mentre i Cinque Stelle mettono nel mirino alcuni passaggi a dir poco criptici del suo discorso in Commissione: «Una supercazzola assurda». È lui stesso ad avvisare i parlamentari corrucciati: «Ora comincia una parte più teoretica..». E via a spiegare «la quarta rivoluzione epocale della storia delineante una ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale», mettere in guardia dall’ «apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa impugnando una ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro». Qui e lì sciorina il suo personalissimo Pantheon intellettuale. Ed ecco Prezzolini e Longanesi, presenze fisse nell’Olimpo di Sangiuliano, cedere il passo a Hegel e Pitagora, Dante e Petrarca, Da Vinci e Galilei. Il filosofo di Elea Parmenide, ha confessato a Libero, lo ha «salvato» da una «gioventù scapestrata e rissaiola». Tutto scorre e scorrerà al Collegio Romano.

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