Via libera alla Zona economica speciale unica del Mezzogiorno. Riunisce Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna e sarà la più grande in Europa. Sono coinvolte circa 1,3 milioni di imprese e 6,3 milioni di occupati. Che contribuiscono al Pil nazionale per 430 miliardi, con 68 miliardi di merci esportate. Il piano è stato presentato ieri a Palazzo Chigi ed è stato anticipato da una querelle, che il governo ritiene ampiamente superata, sull’ammontare delle agevolazioni in campo. Molto soddisfatta la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Secondo la premier il piano è «un provvedimento fondamentale per l’Italia: contribuirà a disegnare la politica di sviluppo del Sud per i prossimi tre anni», un mattone in più per il Piano Mattei e la possibilità per queste Regioni di competere «ad armi pari, risultando più competitive».
GLI INTERVENTI
Da una parte ci sono i crediti d’imposta per le imprese che investono al Mezzogiorno. Dall’altra semplificazioni amministrative, come l’autorizzazione unica e accelerata per gli investimenti in nove filiere strategiche, e la possibilità di istituire zone franche doganali. Sono previsti crediti d’imposta fino al 60% (o in alcuni casi 70%). Il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, ha smentito che il beneficio sarà al 17,6%. L’economia del Sud, seppur ancora in difficoltà, sta già crescendo. Secondo gli ultimi dati di Svimez nel 2023 il Mezzogiorno è cresciuto in termini di Pil di circa mezzo punto in più rispetto alla media nazionale.
I nuovi occupati sono cresciuti del 2,6% e gli investimenti in opere pubbliche ed in infrastrutture strategiche sono passati da 8,7 miliardi a 13 miliardi, con un incremento superiore al 50%. Ora il piano Zes individua come filiere da rafforzare: agroindustria, turismo, elettronica & Ict, automotive, made in Italy di qualità, chimica & farmaceutica, navale & cantieristica, aerospazio e ferroviario. Indica inoltre quali tecnologie decisive quelle digitali, verdi e biotech.
La Zes unica sostituisce le precedenti otto Zes regionali, che erano limitate alle aree retroportuali e «non hanno funzionato come avrebbero dovuto», secondo la premier. Critiche sulla misura le opposizioni e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
LE REAZIONI
«Valutiamo positivamente la struttura e i contenuti del Piano strategico sulla Zes Unica», ha commentato Confindustria con il vicepresidente per le politiche strategiche e lo sviluppo del Mezzogiorno, Natale Mazzuca. «Con il governo — spiega — dovremo lavorare nei prossimi mesi per individuare la reale necessità di risorse e impegnarci per incrementare quelle disponibili, adeguandole il più possibile alla domanda delle imprese e sfruttando ogni strumento utile a tal fine. Al tempo stesso occorrerà assicurare al credito d’imposta un orizzonte pluriennale, favorendo così una pianificazione degli investimenti».
In tal senso, aggiunge il vicepresidente di Confindustria, «accogliamo con favore le rassicurazioni fornite dal governo in questi giorni, serve un’azione coraggiosa e radicale, senza ideologia e pregiudizi, in cui la stella polare sia una visione strategica di lungo periodo, che faccia perno sul Mezzogiorno come fattore determinante per la crescita del nostro paese. In un Paese che ha ancora divari cosi profondi al suo interno, il vero scatto di reni deve partire dal riequilibrio sociale ed economico dei territori».
Fitto ha garantito che l’agevolazione non corrisponde e non corrisponderà al 17%. Sia per «eventuali» risorse aggiuntive, sia per la necessità di verificare quanto sarà la spesa effettiva alla scadenza del 15 novembre. Da gennaio gli interventi realizzati sarebbero stati pari solo a 200 milioni sui 9,4 miliardi delle prenotazioni. Il ministro ha denunciato le troppe «fake news» e dichiarato che «il governo Meloni è quello che ha messo la maggiore entità di risorse» nel credito d’imposta per il Sud e che avrà speso il 40% dei fondi del Pnrr nel Mezzogiorno, quando si completerà il piano».
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