18.05.2025
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Politics

Striano, il trojan disattivato e gli incontri clandestini. La Difesa: fiducia negli 007


Il trojan disattivato, gli incontri clandestini, in una pizzeria romana, con un funzionario del dipartimento di Pubblica sicurezza del Viminale, la “rete” di agganci della quale continua a servirsi Pasquale Striano. Così come gli articoli di giornale “su commissione” per giustificare attività di indagini abusive. Sono questi gli elementi che hanno spinto Raffaele Cantone a chiedere i domiciliari per il tenente della Finanza Pasquale Striano, accusato, insieme all’ex magistrato della Dna Antonio Laudati, di accesso abusivo a sistema informatico alle banche dati, falso e rivelazione del segreto istruttorio.

Ma dagli atti emerge anche come la Dna fosse in una sorta di “anarchia”, almeno fino al 2022, come ha riferito a verbale il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, che si è insediato nel maggio di quell’anno, prima che esplodesse il caso Striano.

Intanto continua la polemica politica con il Pd che chiede alla premier Meloni di riferire in aula e il ministro Guido Crosetto, che a Cantone, aveva riferito delle sue riserve sull’Aise (ma ha poi sottolineato «di riferirsi a mele marce») «Pronto ad essere audito dal Copasir», mentre sottolinea la profonda intesa con il sottosegretario Alfredo Mantovano, con delega ai servizi. E da ambienti della Difesa fanno sapere che non solo c’è piena fiducia negli 007, ma anche che la nomina di Giovanni Caravelli a direttore dell’Aise è stata concordata proprio con il ministro della Difesa, E si fa notare che Luciano Violante, ospite in Tv, ha detto cose peggiori e che in passato, per Gladio o Mitrokhin si è gridato al golpe mentre ora le preoccupazioni del ministro sono state minimizzate.

LA RETE

Striano, spiega Cantone, nel ricorso al Riesame, aveva tentato di giustificare gli accessi abusivi relativi al ministro della Difesa Guido Crosetto con altre ricerche nelle banche dati. Si legge nella richiesta: «Le emergenze investigative hanno consentito di rilevare come Striano possa contare su una rete di supporto consistente anche adesso che sa di essere indagato e difatti tale consapevolezza non gli ha impedito di provare a giustificare gli accessi su Crosetto»

IL TROJAN

I contatti di Striano con altri indagati, sottolinea la procura, sono avvenuti in “modalità protetta», in modo da impedire le intercettazioni. Infatti il militare sarebbe riuscito, almeno parzialmente, a disattivare il trojan che la procura era riuscito a installare nel suo cellulare: «Subito dopo l’inoculazione, andata a buon fine, risultava essere stata interrotta la cattura di alcuni contenuti (screenshot, audio delle conversazioni e ambientali e positioning) verosimilmente in conseguenza di un’operazione manuale sul dispositivo da arte dello stesso Striano»

Il 6 marzo scorso il finanziere è andato in un ristorante riconducibile a Roberto Patrignani, un altro indagato per contro il quale avrebbe fatto ricerche abusive, «per incontrarsi con quest’ultimo ed altri due soggetti, uno dei quali successivamente identificato come un dipendente del ministero dell’Interno dipartimento pubblica sicurezza. Precisa Cantone: «la Formazione della memoria posticcia costituisce la prova di come Striano possa godere tutt’ora, anche dopo la cessazione dell’incarico in Dna e la consapevolezza, anche nei terzi, di essere indagato, di una consolidata rete di amicizie pronte a fornirgli aiuto anche attraverso accessi ai sistemi informatici».

Cantone spiega a anche come, dopo l’indagine, fossero commissionati articoli ad hoc, per giustificare gli accertamenti e l’avvio delle verifiche. In particolare su Crosetto: «l’articolo di giornale è stato appositamente veicolato per poi giustificare ex post la richiesta di apertura del dossier pre-investigativo per il quale si erano già effettuati plurimi accessi alle banche dati allega alla proposta investigativa poi sottoposta al Procuratore Aggiunto, un articolo di giornale pubblicato lo stesso giorno della proposta (all’evidenza già pronta perché molto dettagliata) ed il cui contenuto era già da lui conosciuto per averne pilotato la pubblicazione attraverso Striano.

LA DNA

I fatti contestati avvengo tra il 2019 e il 2022, quando alla Dna arriva il nuovo procuratore, Giovanni Mrelillo. Ed è proprio Melillo a spiegare come la Dna operasse «nel quadro di una organizzazione sottratta a regole scritte. Oltretutto era un’organizzazione che ruotava intorno all’utilizzo di personale di pg in parte fisicamente contiguo alla stanza del magistrato incaricato». Melillo, sentito a Roma, prima della trasmissione dell’inchiesta a Perugia, spiega come al suo arrivo sia completamente stato riorganizzato l’ufficio: «Una di queste regole — ha detto — è che non fosse possibile alcun affidamento di incarichi da magistrati agli ufficiali di polizia giudiziaria del gruppo Sos se non per iscritto».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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