07.07.2025
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Politics

Stadi, riconoscimento facciale contro lo spaccio nelle curve: la proposta di Piantedosi


Il punto è politicamente scivoloso perché tira in ballo privacy e accesso ai dati. Ma Matteo Piantedosi decide di trattarlo comunque, nella consapevolezza che, negli anni, gli stadi si siano «trasformanti in importanti piazze di spaccio», circostanza che vale in particolare per «alcune curve delle città delle principali aree metropolitane». La proposta che lancia dal palco del Forum in Masseria — la kermesse politico-economica organizzata da Bruno Vespa e Comin & Partners — è chiara e a ha a che vedere con l’uso dei dati biometrici durante le partite o altri eventi sportivi.

I due presupposti da cui parte il ministro sono «l’affermazione dell’intelligenza artificiale» e «la capacità di tradurre i dati biometrici in elementi interessanti per l’attività di prevenzione». Il tema, aggiunge, è oggetto di discussione con il Garante della privacy, con «l’obiettivo di immaginare un sistema migliore di controllo nell’accesso agli stadi». A ben guardare, il riconoscimento facciale già adesso è tecnicamente possibile e in qualche modo avviene. Tuttavia, riconosce il titolare del Viminale parlando con i giornalisti a margine, «è il tipo di utilizzo che oggi è vincolato solo a determinati tipi di necessità, che sono essenzialmente giudiziarie». Un aspetto che Piantedosi non critica, anzi: mette in conto, dando valore alle «preoccupazioni che, a partire dai regolamenti europei, ci sono dietro l’utilizzo di questi meccanismi». Sul piatto ci sono, certo, i timori per la privacy, ma anche le grandi opportunità che la tecnologica consente, soprattutto quando si tratta di prevenire i reati. In sostanza: «Lo Stato non si può porre il problema di avere uno svantaggio competitivo con le organizzazioni criminali». I dovuti distinguo sul tema, non mettono Piantedosi al riparo dalle critiche dalle opposizioni. Questa volta da quelle di Alleanza Verdi e Sinistra, che parla di «idee degne di uno stato di Polizia», e paventa l’uso di dati biometrici anche per tutti i cittadini.

LE BODYCAM

Il Viminale, in ogni caso, non sembra voler retrocedere anche su un altro cavallo di battaglia, quello sull’utilizzo delle bodycam da parte degli agenti, sulla scia del varo del decreto Sicurezza. A Vespa, Piantedosi conferma i passi avanti in questa direzione: «Le amministrazioni si stanno organizzando, sia Polizia di Stato che Arma dei Carabinieri avevano sperimentato lo strumento in una prima fase». Adesso, preannuncia, «partirà la procedura per l’acquisizione degli strumenti e poi verrà impiegata progressivamente». Ma c’è anche un’altra norma del decreto Sicurezza che produrrà effetti fin da subito ed è quella dell’assistenza legale per gli agenti che vengano coinvolti in cause durante l’esercizio delle proprie funzioni. «Anche per i carabinieri coinvolti nella vicenda dell’inseguimento di Ramy vale la nuova disposizione, che prevede l’assistenza legale assistita dallo Stato per le persone della pubblica sicurezza coinvolte in procedimenti che riguardano l’esercizio del proprio lavoro». La prima applicazione della norma, in realtà, è stata per il caso di «due poliziotti che hanno assicurato alla giustizia la persona che ha ucciso il carabiniere a Francavilla Fontana», ricorda il ministro. Che, alla fine del colloquio sul palco della Masseria Li Reni, parla anche di immigrazione.

LA MISSIONE

Annunciando per la prossima settimana la sua partecipazione a una missione europea in Libia assieme al commissario europeo Brunner e altri due Paesi del Mediterraneo, Grecia e Malta. «Faremo un doppio viaggio tra Tripoli e Bengasi per vedere quali possono essere gli elementi di collaborazione sul tema delle migrazioni». In agenda c’è anche la prossima sentenza della Corte di Giustizia Ue sui Paesi sicuri, fissata per i primi di agosto: «Contiamo in un giudizio favorevole», confida Piantedosi. Un passo necessario per rendere pienamente operativo il progetto dei centri in Albania.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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