Spread fra Btp e Bund in leggera risalita dopo la conferma venerdì scorso a mercati chiusi del rating italiano da parte di due delle tre princiapli agenzie di valutazione del debito americane (S&P e Fitch, mentre Moody’s annuncerà le sue valutazioni il prossimo 22 novembre).
Il differenziale di rendimento tra il titolo del governo italiano a dieci anni e quello tedesco di pari durata — termometro dello stato di salute dell’economia tricolore — oggi dopo essere sceso intorno a quota 116 in avvio, dai 117 della seduta precedente, è tornato sopra 122. La quotazione si mantiene comunque sui minimi da 3 anni con il rendimento del Btp al 3,5%. Ma è stata una giornata di forte tensione e vendite sui titoli di Stato di tutta Europa, con un notevole rialzo dei rendimenti dei bond soprattutto italiani, spagnoli, portoghesi e francesi, i cui tassi sono saliti a doppia cifra. Secondo gli analisti, si è trattato di un rimbalzo rispetto a questi livelli molto bassi, favorito dalla delusione tra gli operatori per la scommessa secondo la quale la Bce entro fine anno avrebbe potuto abbassare i tassi anche di 50 punti base, mentre in queste ore il mercato torna a vedere come più probabile un taglio dello 0,25%.
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Tra gli operatori c’è dunque ottimismo sull’Italia dopo che Fitch ha confermato il voto «BBB» sul debito italiano, due gradini sopra il livello junk (spazzatura) cambiando però le prospettive (outlook) a medio e lungo termine, da stabili a positive. Una tendenza confermata anche dal giudizio di S&P, che ha mantenuto il rating «BBB» sul debito con outlook stabile.
Le prospettive
I giudizi delle due agenzie premiano Roma per la crescita costante, anche se non eccelsa, garantita da un’economia «ampia e diversificata»; per l’importante inversione di marcia sul contenimento dei conti pubblici; per la crescita dell’occupazione per la spinta sugli investimenti legati al Pnrr; per la forte stabilità politica. Per S&P «le prospettive di crescita del Pil italiano sono rosee. Sarà migliore rispetto al decennio precedente la pandemia, con una media di circa l’1 per cento nel periodo 2024-2027». Secondo Fitch l’Italia può raggiungere gli obiettivi sul taglio alla spesa primaria grazie a una maggiore riscossione fiscale e «un ampliamento del surplus delle partite correnti all’1,5 per cento del PIL nel 2025, dallo 0,5 nel 2023, su un bilancio energetico migliorato e un ulteriore rafforzamento della domanda di esportazioni». Senza contare che alle spalle c’è «un settore bancario che si è rafforzato negli ultimi anni».
Le incognite
Le due agenzie concordano che ci sono ancora da fronteggiare le incognite sull’altissimo debito o i timori di una più lenta «messa a terra» degli investimenti del Recovery. Per non parlare dell’eredità del Superbonus. La maggiore sfida per l’Italia resta comunque l’elevato debito. «Al 135% del pil nel 2024 è fra i più alti» e si muove verso il 138% nel 2027. Questo è preoccupante perché limita la capacità del governo di effettuare investimenti a sostegno della crescita», osserva S&P, spiegando che sull’aumento del debito pesano principalmente aggiustamenti legati al Superbonus. S&P osserva comunque un miglioramento della traiettoria fiscale.
L’Italia è infatti attesa raggiungere un saldo primario l’anno prossimo mentre il deficit è previsto scendere sotto il 3%, al 2,9%, nel 2027. S&P cita anche alcune sfide strutturali dell’Italia, e fra queste l’invecchiamento della popolazione. Fitch dal canto suo sostiene che la credibilità di bilancio dell’Italia è aumentata, e come il budget 2025 mette in evidenza l’impegno del governo verso le regole fiscali dell’Ue».
Cosa cambia
Nell’immediato non ci sono effetti concreti derivanti dalle decisioni delle agenzie di rating. In prospettiva, un miglioramento del giudizio sul debito italiano e dell’affidabilità del Paese, potrebbe comportare una ulteriore riduzione dei tassi che lo Stato è costretto a sborsare per remunerare i titoli venduti agli investitori. Tassi più bassi significherebbero anche però per i risparmiatori italiani rendimenti più bassi su Bot e Btp.
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