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sostituiranno quelli distrutti dalla Russia


Una lunga distesa d’ombra. Buio pesto. Da tre anni la mappa dell’Ucraina appare così sui siti specializzati che tracciano il traffico aereo. Tutto intorno, un fascio di luci. In Europa, sulla Turchia e il Mediterraneo, in Asia, centinaia di velivoli si accalcano in un flusso senza fine. Sui cieli ucraini no: dal febbraio del 2022, quando i missili russi hanno iniziato a martoriare le città e gli aeroporti, il traffico di aerei civili è crollato a picco.

Nave russa (e forse un sottomarino Kilo) nello stretto di Sicilia, da Sigonella decolla un aereo dell’Aeronautica militare

Occhi sui cieli ucraini

Oggi quasi nessuna compagnia aerea si avventura oltre confine. E a rischiare grosso c’è tutta l’aviazione civile ucraina, inclusi gli aerei per portare aiuti alle zone più colpite. È un’emergenza che finirà oggi al centro della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina ospitata a Roma. L’Italia è infatti pronta a donare cinque nuovi sistemi radar a Volodymyr Zelensky per monitorare i cieli ucraini e il traffico aereo. Saranno radar ad esclusivo uso civile, spiegano fonti di governo. Targati Leonardo: il colosso della Difesa tricolore invierà a Kiev cinque sistemi di “air traffic control” dal valore di circa 13 milioni di euro. Occhi aperti sui cieli ucraini. Rimasti deserti, o quasi. Solcati solo da droni e missili russi che puntualmente si abbattono sulla capitale e sulle grandi città del Paese ai confini dell’Europa, mentre i sistemi di difesa aerea donati dagli alleati occidentali perdono colpi e munizioni (incluse le batterie di Samp-T inviate da Francia e Italia). I radar di Leonardo, si diceva, sulla carta hanno un’applicazione solo civile.

Serviranno a rimpiazzare i sistemi dei principali aeroporti ucraini che via via negli anni sono stati presi di mira dai lanci russi. Una guerra anche psicologica, quella per “spegnere le luci” sul traffico aereo, combattuta da entrambe le parti fin dai primi mesi del conflitto. Risale a una settimana fa l’ultimo blitz delle forze armate ucraine, con il supporto dell’intelligence: un gruppo di droni marittimi lanciati contro la Crimea per colpire un sistema radar Nebo-M in mano alle forze di occupazione russe. Il risultato è quella mappa tinta di scuro sui siti per il controllo del traffico aereo.

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Il «buio» sulle mappe 

Si contano sulle dita di una mano le compagnie aeree che si avvicinano alla frontiera e la attraversano perfino a fronte di premi assicurativi onerosissimi. Per Zelensky il ripristino dei voli su almeno una parte dei cieli ucraini è una priorità, specie in vista di un agognato cessate-il-fuoco che per il momento resta un miraggio. Da mesi le autorità di Kiev sono entrate in pressing sugli alleati europei per chiedere supporto in questamissione.

Tra gli ultimi accordi, a metà marzo, quello siglato tra l’agenzia di stato UkSatse e la francese Thales per l’installazione di un radar Psr (Primary surveillance radar) in grado di ridare visibilità su una parte dei cieli attraversati dalle rotte aeree. Grande risalto poi è stato dato dal governo ucraino alla recente apertura di Ryanair, pronta a ripristinare alcune tratte non appena Mosca e Kiev deporranno le armi. A patto ovviamente che arrivi il via libera dell’Agenzia europea per la sicurezza dell’aviazione (Easa). Un traguardo meno vicino di quanto si sperasse alla vigilia dell’elezione di Donald Trump, che aveva promesso di chiudere la guerra ucraina entro 24 ore.

Ma la conferenza per la ricostruzione che aprirà oggi le danze alla Nuvola dell’Eur è pensata per preparare il dopo-guerra ed ecco allora tornare sul tavolo il dossier dei radar per il controllo del traffico aereo. Nella speranza che con il cessate-il-fuoco, nei prossimi mesi, i cieli ucraini tornino a farsi . Ci vorrà tempo. Pesa ancora, sui timori delle compagnie aeree e sulle autorità di Kiev, la tragedia del volo Malaysia Airlines, l’aereo civile abbattuto da un missile terra-aria delle forze di occupazione russe durante la guerra nel Donbass, nel luglio del 2014, diretto da Amsterdam a Kuala Lumpur: 298 morti.

Oggi alla Nuvola Leonardo firmerà con Enav, l’ente nazionale per l’aviazione civile, un accordo per sostenere il governo ucraino nel recupero e nella ricostruzione delle infrastrutture di traffico aereo del Paese. Piccoli passi che lanciano comunque un segnale politico sull’asse Roma-Kiev. Il governo italiano ha confermato al summit Nato dell’Aia l’impegno a sostenere militarmente la resistenza ucraina: un dodicesimo pacchetto di aiuti militari è in via di definizione. Ora l’invio dei radar per ridare la vista sul traffico aereo — ma anche, potenzialmente, sul sorvolo di droni e velivoli nemici — a pochi giorni dal cambio di passo a Washington, con Trump che promette di rinforzare le difese aeree ucraine. Un’inversione di marcia che a Roma non è passata inosservata.

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