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I sindacati di Mediobanca rifiutano l’assist a Nagel


I sindacati di Mediobanca non servono l’assist ad Alberto Nagel sull’offerta lanciata su Piazzetta Cuccia dal Monte dei Paschi. Alla richiesta della banca milanese di dare un parere sulle eventuali ripercussioni che l’ops potrebbe avere sull’occupazione ei lavoratori, le sigle interne non si sono prestate ad essere tirate per il giacchetto. «Non essendo mai stati coinvolti», è la posizione sindacale, «si rischia di cadere in dinamiche comunicative dettate da altre esigenze», Una posizione condivisa da tutte le segreterie interne al gruppo Mediobanca. Il comunicato congiunto porta infatti le firme di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin.

LA RICHIESTA

I sindacati poi fanno i sindacati. La nota continua spiegando che l’unico obiettivo sarà «tutelare, caparbiamente, i concreti bisogni delle persone» e difendere «i livelli dei servizi alla clientela ei presidi territoriali».

I gestori di Piazzetta Cuccia avevano richiesto un parere sull’operazione ai sindacati in vista del consiglio d’amministrazione che venerdì dovrà predisporre il «comunicato dell’emittente» sull’offerta di scambio che partirà lunedì prossimo e proseguirà per 40 giorni fino all’8 settembre prossimo. A norma di legge, infatti, «se ricevuto in tempo utile», il documento può avere allegato anche il giudizio dei rappresentanti dei lavoratori su eventuali ripercussioni sull’occupazione. Non ci sarà. I sindacati dei bancari, a livello nazionale, avevano già commentato l’offerta. Lo scorso gennaio, a stretto giro dall’annuncio dell’operazione, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, aveva accolto con favore l’offerta. Il numero uno del primo sindacato dei bancari aveva parlato di operazione «strategica di grande rilevanza» che «potrebbe contribuire a completare le dinamiche del sistema finanziario italiano».

Un giudizio positivo era arrivato a caldo anche dalla Prima Cisl. L’ops, «rappresenta un potenziale ridisegno importante, storico, degli assetti della finanza italiana. La strategia è chiara ed innovativa per il nostro Paese. L’operazione, infatti, è fondata sull’alta complementarietà dei business e sulle sinergie da ricavi», aveva commentato lo scorso gennaio il segretario generale Riccardo Colombani.

Nel prospetto presentato in Consob, Mps scrive che l’aggregazione permetterà «di offrire ai dipendenti di ciascuna istituzione l’opportunità di sviluppare la propria carriera in un’organizzazione più ampia» Inoltre «contribuirà ad attrarre nuove risorse di alto profilo».

Intanto pur restando nel patto di consultazione tra soci che raggruppano il 7,88% del capitale di Mediobanca, Pierluigi Tortora, che ha una cassaforte 4 milioni di azioni, non chiudendo la porta all’offerta. Al momento però resta nel sindacato che, nelle ultime settimane, ha visto diminuire il proprio peso per l’uscita di Mediolanum e della famiglia Acutis e perché altri aderenti, come i Gavio ei Pittini hanno ridotto la propria quota con una serie di vendite.

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