10.05.2025
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Politics

sospesa la delibera. E la legge sul suicidio assistito è bloccata in Senato


In Italia su fine vita si continua a procedere in ordine sparso. Il Tar dell’Emilia Romagna ha accolto l’istanza avanzata della consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini per ottenere «la sospensione delle delibere regionali che permettono il suicidio assistito», fissando al 15 maggio la trattazione collegiale. «Una delibera regionale non può sostituire una legge nazionale su un tema così delicato», ha commentato Castaldini. L’11 marzo la consigliera aveva presentato un ricorso al tribunale amministrativo contro la Regione, chiedendo l’annullamento delle delibere di giunta approvate a febbraio 2024 e finalizzate a dare attuazione al suicidio medicalmente assistito sul territorio dell’Emilia Romagna. Il 12 aprile anche la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute avevano presentato un ricorso analogo allo stesso tribunale. Nel frattempo si sono conclusi due iter di suicidio assistito in Emilia-Romagna ed è stata avviata una terza richiesta di accesso alla procedura. Per questo la consigliera Castaldini ha presentato ai giudici l’istanza per ottenere la sospensione immediata dell’efficacia delle delibere regionali. «Il Tar l’ha accolta, consentendo in questo modo un dibattito nel merito. Si tratta di un passo importante, perché non è accettabile che un atto amministrativo regionale sostituisca una legge nazionale su un tema così delicato».

«Il tentativo delle Regioni di intervenire su questa materia è sconsiderato ed irresponsabile, oltre che incostituzionale — ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri — Sugli esponenti della sinistra che avevano assunto decisioni del genere ricade una colpa morale gravissima. Si fermino». «Irresponsabili non sono le regioni che provano a dare una soluzione ai problemi del fine vita. Irresponsabile e menefreghista è il centrodestra di questo Paese, che impedisce al Parlamento di dare un legge nazionale che la corte costituzionale chiede da sei anni — è la risposta del senatore Alfredo Bazoli, vicepresidente del gruppo Pd a Palazzo Madama — Gasparri dia una sveglia ai suoi parlamentari, invece di prendersela con le regioni».

IL CAOS LEGISLATIVO
Le esortazioni della Corte costituzionale sono state diverse, ma in Italia non c’è ancora una legge unitaria sul fine vita, anche se le bozze sono in discussione in Senato. Nonostante due storiche sentenze della Consulta, del 2019 e del 2024, la materia resta un vero e proprio caos, con orientamenti diversi a seconda delle regioni e dei tribunali. Nel 2019 la Corte costituzionale pronunciandosi sul caso di Dj Fabo — Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico dopo un incidente, che nel 2017 chiese a Marco Cappato di aiutarlo a morire e fu portato in Svizzera — ha ritenuto non punibile «chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli». «La sentenza Cappato va applicata, lo prevede la Carta costituzionale. Non occorre alcun provvedimento applicativo — spiega Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni — Un malato non può attendere dai 6 mesi ai 2 anni per sapere se potrà porre fine alla sue sofferenze». L’ultimo caso è quello di Martina Oppelli, triestina di 42 anni malata di sclerosi multipla da un ventennio. Dopo vari tentativi ha ricevuto un nuovo “no” all’accesso al fine vita, questa volta dal tribunale di Trieste, che ha rigettato la richiesta di ordinare all’azienda sanitaria di applicare la sentenza 135/2024 della Consulta e di riconoscerle il diritto alla morte assistita.

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