22.05.2025
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Politics

«Soldati della Corea del Nord stanno combattendo in Ucraina»


Gli 007 americani studiano da anni i traffici tra Russia e Corea del Nord. Navi fantasma, intelligence, tecnologia militare e nucleare, petrolio, lavoratori in cambio di valuta estera, beni di prima necessità. Un problema enorme per Washington, che sa che il regime di Pyongyang riesce a eludere l’embargo anche grazie all’aiuto di Mosca.

Ma per gli Stati Uniti, da qualche mese si è aggiunto anche un altro dossier, forse addirittura più inquietante: l’alleanza militare tra Kim Jong-un e Vladimir Putin. Un patto che per gli 007 di Washington, Seul e Kiev avrebbe già dato i suoi frutti, con l’invio di armi e munizioni nordcoreane all’esercito russo impegnato in Ucraina. E che adesso ha aggiunto un altro tassello: l’arrivo delle truppe di Kim in Russia.

I RAPPORTI

Le fonti del Washington Post non hanno dubbi. I servizi sudcoreani e ucraini sono certi che alcuni militari di Pyongyang siano già al fianco delle forze russe in Donbass, probabilmente per dare una mano con gli armamenti inviati al fronte. Qualcuno di loro, stando alle indiscrezioni trapelate su vari canali, sarebbe anche morto durante gli scontri.

Ma secondo un funzionario dell’intelligence di Kiev, in Russia i soldati della Corea del Nord sarebbero addirittura migliaia. Tutti in fase di addestramento e tutti pronti a essere schierati in prima linea o più concretamente nelle retrovie già entro la fine del 2024, per permettere così all’esercito russo di impegnarsi esclusivamente sul fronte più caldo: quello dell’Ucraina orientale.

Per Mosca e Pyongyang non sarebbe una novità. In passato si era già parlato di lavoratori nordcoreani da impiegare nella ricostruzione dei territori occupati. E non è un mistero che Kim abbia spesso inviato la sua manodopera in cambio di denaro e altri aiuti. Quello che però preoccupa le cancellerie occidentali è che la Corea del Nord si stia trasformando nella fucina di Putin per alimentare la sua guerra contro Kiev.

Una fabbrica di armi ma anche di uomini, che mostra come l’asse tra i due Paesi sia sempre più forte. Un’alleanza tra regimi che hanno fatto capire di essere disposti a tutto pur di raggiungere i loro obiettivi. E con lo zar che adesso non ha solo ossigeno per il suo esercito, ma anche un’altra arma da usare contro gli Stati Uniti e i suoi partner.

GLI ALTRI SOGGETTI

Un’arma fondamentale, ma non l’unica. Perché in quello che per l’Occidente è il nuovo “asse del male”, il Cremlino ha ormai inserito a tutti gli effetti un altro Paese, l’Iran, il grande nemico di Usa e Israele in Medio Oriente, come si sta vedendo anche nella crisi internazionale nata dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre di un anno fa.

Teheran è da tempo l’altro grande fornitore di armi per la guerra dello zar contro Volodymyr Zelensky. Gli ayatollah hanno riempito gli arsenali russi dei famigerati droni Shahed, quelli con cui Mosca martella il territorio ucraino. E ora che Teheran è sempre più sotto assedio, i due Paesi sono pronti a fare un ulteriore passo in avanti. Nell’incontro di venerdì in Turkmenistan, Putin e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian (invitato a Mosca) hanno confermato che forse già la prossima settimana a Kazan firmeranno un trattato di «partnership strategica».

Per il leader russo i rapporti con Teheran sono «una priorità». E se la Repubblica islamica ora ha bisogno di avere la Russia al proprio fianco, Putin sa che con questa alleanza può alimentare il caos in Medio Oriente, logorando gli Usa e costringendoli a distrarsi dagli altri fronti.

Mosca ha iniziato da anni questa manovra. Ed è una strategia che riguarda non solo Teheran, ma tutta la sua rete di proxy. La Siria di Bashar al Assad è ormai pienamente sotto l’ombrello di Putin. Gli Hezbollah hanno armi di fabbricazione russa. E mentre il Cremlino ha tessuto da tempo la sua rete di contatti con le fazioni palestinesi, il trafficante di armi Viktor Bout, per tutti il “mercante di morte”, sarebbe già a lavoro per vendere armi leggere agli Houthi. E secondo Reuters, l’Iran avrebbe mediato anche per il trasferimento di missili antinave russi alla milizia yemenita. Un sistema ramificato in tutta la regione, apparentemente perfetto. L’ultima arma di un’alleanza che sembra sempre più forte e che prova a sfidare l’Occidente su tutti i fronti di guerra.

 

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