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Smart car utilizzate come strumento di violenza domestica: l’allarme in Australia


Le smart cars e altri dispositivi connessi a Internet stanno diventando strumenti di controllo per i perpetratori di violenza domestica, secondo l’allarme lanciato in Australia dalla Commissione eSafety e dal governo federale. Questi dispositivi permettono di monitorare, intimidire e limitare la libertà delle vittime, trasformando la tecnologia in un mezzo per perpetrare abusi. Negli ultimi 12 mesi, il servizio «Technology-Facilitated Abuse Service» della Commissione eSafety ha ricevuto circa 400 chiamate dirette e oltre 20 mila richieste di informazioni da parte di operatori e cittadini preoccupati per altri, dall’avvio del servizio poco più di un anno fa. Per rispondere a questa emergenza, è stato istituito un servizio consultivo che aiuta a riconoscere i modelli di abuso tecnologico e fornisce consigli pratici per tutelare potenziali vittime su dispositivi e piattaforme, dagli orologi intelligenti ai frigoriferi connessi, fino alle automobili smart. La commissaria australiana per la violenza domestica e sessuale, Micaela Cronin, sottolinea che la rapida evoluzione tecnologica rende difficile per i servizi di supporto tenere il passo, aumentando i rischi per donne e minori. «Il problema degli abusi facilitati dalla tecnologia è che spesso la vittima non se ne accorge fino a quando è troppo tardi», spiega. Julie Inman Grant, eSafety Commissioner, evidenzia il pericolo rappresentato dalle «armi avanzate» integrate nelle auto intelligenti, definite «computer su quattro ruote». Un esempio riguarda un’auto con un ‘kill switch’ che impediva a una donna di allontanarsi oltre un chilometro da casa, limitandone gravemente la libertà di movimento. Alle vittime di abusi tecnologici viene consigliato di contattare immediatamente i servizi di emergenza se temono per la propria sicurezza, resettare dispositivi, aggiornare password e utilizzare l’autenticazione a due fattori. La ministra per i Servizi Sociali, Tanya Plibersek, ha dichiarato che gli australiani sarebbero «scioccati» nel sapere quanto spesso la tecnologia venga usata come arma nella violenza domestica, sottolineando la necessità di maggiore responsabilità da parte delle compagnie tech.

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