Defence for Children Italia accusa il sistema di giustizia minorile italiano di essere «in una fase di grave regressione, e il governo non sta adottando misure per migliorarlo». Un anno fa, in occasione di un seminario internazionale organizzato a Genova con il sostegno della Commissione europea, l’associazione aveva inviato una lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nella lettera, firmata dai partecipanti di 20 Paesi europei, si chiedeva al governo italiano di adeguare le sue politiche in materia di immigrazione e sicurezza ai criteri e alle norme internazionali, al fine di garantire la protezione dei minorenni.
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Il testo dell’associazione
«La normativa adottata, in particolare il Decreto Caivano, è orientata più alla punizione che all’educazione», si legge in una nota di Defence for Children. Secondo l’associazione, il decreto ha incrementato l’uso della custodia cautelare in carcere per i minorenni, portando il tasso di detenzione negli Istituti Penali Minorili (IPM) a livelli di sovraffollamento del 110%. Attualmente, quasi l’80% dei nuovi ingressi negli IPM avviene per custodia cautelare, una situazione che aggrava le condizioni già difficili dei giovani detenuti.
Tra le misure criticate, il ripristino delle divise d’ordinanza per gli agenti e l’aumento della spesa per psicofarmaci, che tra il 2021 e il 2022 ha registrato un incremento del 30% negli IPM, contro appena l’1% nelle carceri per adulti. Defence for Children denuncia come queste decisioni suggeriscano una tendenza verso una gestione autoritaria, basata su “onore e disciplina”, piuttosto che sull’approccio educativo richiesto dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia.
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Detenuti stranieri
Un’altra questione critica riguarda i minorenni stranieri non accompagnati. Le carenze del sistema di accoglienza hanno portato a un aumento del numero di questi giovani nel sistema penale minorile. Nonostante l’Italia abbia recentemente adottato la Direttiva Europea 800/2016, che promuove un sistema di giustizia “child-friendly”, l’orientamento legislativo del governo si muove in direzione opposta, erodendo il sistema di tutele previsto dalle normative europee.
«I ragazzi e le ragazze non hanno bisogno di vuota retorica e autoritarismo», afferma Gabriella Gallizia, coordinatrice dei programmi di Defence for Children Italia. «Servono adulti capaci di comprendere e proporre vere opportunità di cambiamento, in linea con la nostra cultura giuridica».
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