Silicon Box, società hi-tech di Singapore, ha scelto Novara per costruire la sua fabbrica italiana di chip. Un investimento totale da 3,2 miliardi, per un impianto che sarà il primo nel suo genere in Europa. L’annuncio, ieri, al ministero delle Imprese, dopo che all’operazione ha lavorato il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Con lui i co-fondatori di Silicon Box, Byung Joon Han, Sehat Sutardja e Weili Dai, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il sindaco di Novara, Alessandro Canelli.
LA SCELTA
Il sito di Novara è stato selezionato dall’azienda dopo una lunga valutazione. Rumors dentro l’azienda parlano di una scelta che inizialmente doveva ricadere sul Veneto. Ma avrebbero preoccupato i vertici dell’azienda le carenze infrastrutturali nell’area di Vigasio. Il Piemonte, invece, avrebbe preparato un progetto industriale ad hoc che avrebbe convinto i vertici della società. «Continueremo a guardare anche nelle Regioni intorno per ulteriori sviluppi» ha però precisato il ceo Byung Joon Han.
La fabbrica dovrebbe entrare in produzione nel 2028 e servire clienti in tutta Europa. Tra quattro anni ci dovrebbero essere 1.600 nuovi posti di lavoro diretti, a cui si aggiungerebbero quelli indiretti per la costruzione della fabbrica e per le forniture e la logistica a essa collegate. Lo stabilimento sarà costruito e gestito secondo i principi “net zero” europei, riducendo l’impatto ambientale. L’investimento, però, è ancora soggetto all’approvazione della Commissione Ue.
Secondo Sehat Sutardja il sito servirà per «costruire una nuova era per l’intelligenza artificiale e i supercomputer, con prodotti a minore impatto ambientale e a costi minori». Nella fabbrica verranno realizzati in particolare i chiplet, processori hi-tech che consentono una comunicazione dei dati più efficiente e risolve il problema del trasferimento delle informazioni tra hardware e software. Insomma, uno dei prodotti chiave della transizione digitale. Il sito contribuirà quindi a soddisfare la domanda di assemblaggio di semiconduttori, principalmente nel mercato europeo, per abilitare nuove tecnologie come applicazioni di nuova generazione nel campo dell’intelligenza artificiale, calcolo ad alte prestazioni e componenti per veicoli elettrici.
«Dall’inizio del 2024 — ha commentato il ministro Urso — se sommiamo l’investimento di Silicon Box a quello da 5 miliardi di StMicroelectronics, quello di Aixtron in Piemonte, e ad altri in Emilia e Lombardia, oltre alla linea pilota sui materiali ad alta resistenza nella Etna Valley in Sicilia, arriviamo a oltre 9 miliardi sulla microelettronica in Italia, più che negli altri paesi europei».
LA PRODUZIONE
L’investimento di Silicon Box si inserisce nella strategia europea segnata dal Chips Act, che punta a raddoppiare la quota di mercato globale dell’Ue nel settore dei semiconduttori entro il 2030, dal 10% ad almeno il 20%. Ma anche nella strategia italiana per la microelettronica, che stanzia nei prossimi anni 4 miliardi per attrarre in Italia grandi investimenti e punta a irrobustire la ricerca industriale avanzata. Stm costruirà invece un nuovo impianto a Catania per la produzione in grandi volumi di carburo di silicio (SiC) per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging.
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