LO SCENARIO
ROMA Quello di complicarci la vita con la burocrazia è un vizio tutto italiano, un vero e proprio dazio nascosto. C’è chi – in particolare la Cia Agricoltori Italiani – calcola che carte e scartoffie per ogni azienda agricola equivalgono a due euro aggiuntivi per ogni ora di lavoro di un dipendente. Un peso opprimente. Per questo il ddl presentato ieri dal ministro Lollobrigida vale forse ancor di più del miliardo tondo messo sul tavolo. La promessa di «ridurre i tempi e snellire le procedure», per rendere «più facile l’accesso ai fondi in agricoltura» è una misura attesa da tempo. «Nelle domande che non richiedono valutazioni discrezionali, le istruttorie verranno effettuate dai Caa, i Centi di Assistenza Agricola, riducendo così i tempi di attesa in maniera radicale», commentano Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, presidente e direttore di Coldiretti. «La burocrazia – aggiungono – ha ostacolato i nuovi insediamenti e colpito le aziende con un costo pesantissimo non solo in termini economici ma anche psicologici». È questo un altro tassello per rendere attrattiva a giovani e donne l’agricoltura italiana. Proprio per accompagnare l’ingresso di nuove generazioni di imprenditori della terra sono state destinate specifiche risorse, non solo finanziarie, per recuperare e trasformare terreni incolti e abbandonati. Lollobrigida ha parlato di una disponibilità di 8 mila ettari da dare in comodato d’uso gratuito per 10 anni con la possibilità di acquistarli al 50% del valore iniziale. Il tentativo è quello di invertire la rotta che ha visto calare la percentuale delle aziende con a capo under 41 (adesso sotto il 10% del totale). Eppure – fanno da tempo notare da Confagricoltura – «le aziende gestite da giovani si distinguono per propensione alla diversificazione e innovazione».
LE STATISTICHE
Le statistiche dimostrano che le 62 mila aziende gestite da giovani hanno una produttività doppia rispetto alla media delle 704 mila aziende agricole italiane. Insomma, non ci si può accontentare del primato europeo di primo Paese agricolo, conquistato nel 2024 superando la Francia (con 42,4 miliardi di euro di valore aggiunto, il 9% in più del 2023). Il Governo col miliardo di euro di Coltivaitalia impegnato nel Collegato agricolo alla legge di bilancio, dichiara quindi di non volere giocare solo in difesa di fronte ai tempi difficili (in testa dazi americani e tagli al bilancio della Pac europea). «A fronte della tempesta perfetta abbattutasi sull’agricoltura – dichiara Tommaso Battista, presidente di Copagri – questa è una boccata d’ossigeno». Confagricoltura, in attesa di conoscere il dettaglio della proposta, parla di «segnale importante e tempestivo in particolare in tre settori — olivicolo, produzione di cereali e proteine vegetali e allevamento – che rappresentano asset fondamentali per la competitività dell’agricoltura italiana». Il miliardo, ovviamente, non fa venire meno l’esigenza di contrastare il progetto appena annunciato dalla Commissione europea di tagliare i fondi della Pac, la politica agricola comunitaria. L’Italia nella gestione in corso (2021-2027) ha avuto assegnati 39 miliardi di euro. Per il periodo 2028-2034 la previsione è addirittura di 8 in meno (su un taglio totale europeo di 86 miliardi). In gioco c’è la sovranità alimentare. Motivo per cui il Collegato agricolo punta 300 milioni nei settori chiave in cui l’agricoltura italiana è più deficitaria, come la coltivazione del frumento e della soia. Dipendenti dall’estero siamo anche per gli allevamenti, dovendo acquistare ogni anno ben oltre un milione di capi. Per questo altri 300 milioni a rafforzare la filiera vacca-vitello. «Un provvedimento da apprezzare — afferma Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia — non solo da un punto di vista economico, sociale e di sicurezza del prodotto, ma anche di presidio delle aree interne come solo l’allevamento bovino può fare». Altro capitolo importante il piano olivicolo. L’Italia — a differenza di altri concorrenti — non ha subito cali produttivi negli ultimi due anni, ma non può rischiare altri disastri come quello della Xylella, il parassita che ha distrutto in Puglia oltre 20 milioni di ulivi. I 300 milioni previsti saranno finalizzati al reimpianto di oliveti con nuove cultivar resistenti e al ripristino della capacità produttiva. Ad arrivare al miliardo, altre poste, significative per quanto più ridotte, come i 13,5 milioni per la digitalizzazione delle aziende agricole sperimentali e il ricambio del personale nei centri di ricerca. «Apprezzabili anche – sottolinea il presidente di Fedagripesca Raffaele Drei – gli interventi in materia di vini dealcolati e produzione ovaiole».
Carlo Ottaviano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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