10.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Economy

senza intesa tasse su 100 miliardi di beni


Risposta secca. «No». A domanda precisa, se il premier canadese, Mark Carney, potesse dire qualcosa per convincere l’amministrazione Usa a ritirare i dazi al 10% sulle importazioni dal Paese confinante, Donald Trump ha tagliato corto. Eppure dialogando con i giornalisti presenti nello Studio Ovale della Casa Bianca per assistere all’incontro con il leader di Ottawa, Trump ha aggiustato il tiro rispetto alla postura da protezionismo muscolare mostrata finora. «Siamo flessibili, non caotici», ha spiegato. «Ci siederemo al tavolo e porteremo dei numeri». Su quei calcoli i partner commerciali decideranno se accettare o non accettare le intese con Washington. «I numeri potrebbero anche essere sbagliati», nel caso «correggeremo».

I CONTI

Lo spazio per la trattativa c’è, sebbene il miliardario abbia descritto gli Stati Uniti come un «negozio di lusso» per accedere al quale gli altri Paesi devono pagare un prezzo, trattabile. «Sono loro a volere il nostro mercato non noi», ha spiegato. E per i prossimi giorni ha promesso «un importante annuncio» senza tuttavia chiarire se sarà sul commercio o no.

La soluzione «negoziata» è ciò che vorrebbe anche l’Unione europea. Sarebbe l’esito migliore ha detto il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo. «Tutte le opzioni restano sul tavolo», ha voluto comunque chiarire.

La carta in mano ai funzionari di Bruxelles quando si siederanno al tavolo con i rappresentanti statunitensi è un elenco di merci da colpire che, secondo quanto riportato da Bloomberg, potrebbe aggirarsi attorno a 100 miliardi. Il pacchetto è destinato a essere utilizzato solo se gli sforzi in corso per evitare i dazi Usa del 20% dovessero fallire.

La cifra corrisponde agli incassi che gli Usa raccoglierebbero se dovessero partire anche le tariffe sui settori oggetto di indagini delle autorità statunitensi, andando a colpire in tutto il 97% dell’export Ue.

A cercare una sponda con Bruxelles nel confronto contro gli Usa è la Cina. Pechino ha deciso di muoversi in due mosse. La prima è il messaggio del presidente Xi Jinping per celebrare i 50 anni di relazioni sino-europee e invitare per colloqui i presidenti della Commissione Ue e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Antonio Costa. La seconda è la revoca di alcune delle sanzioni imposte nel 2021 contro politici e accademici del Vecchio continente, tra cui cinque eurodeputati. Bruxelles aveva a sua volta sanzionato funzionari cinesi accusati di violazioni dei diritti umani nella regione dello Xinjiang.

L’ACCORDO

«Crediamo e ci aspettiamo che con la piena ripresa degli scambi tra gli organi legislativi di Cina e Unione europea, le due parti possano approfondire sia la comunicazione sia la comprensione reciproche», ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian. La mano tesa può essere un aiuto. Una delle ripercussioni delle sanzioni fu lo stop al Cai, l’accordo bilaterale sugli investimenti che dovrebbe garantire reciprocità di accesso al mercato, parità di condizioni per tutti gli operatori e regole condivise su clima, salute e lavoro. In una situazione di muro contro muro tra Pechino e Parlamento di Strasburgo gli eurodeputati non avrebbero tuttavia mai ratificato l’intesa.

La situazione ora cambia. Lo stesso Costa parla della Cina come di un Paese con il quale costruire «rapporti bilanciati e di mutuo beneficio», che passino da un «commercio equo».

Un messaggio per Trump che nel colloquio con Carney è tornato a parlare dell’ipotesi di fare del Canada il 51esimo Stato americano. «Non siamo in vendita», si è sentito dire in tutta risposta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]