23.05.2025
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Politics

Schlein ora rottama il “campo largo”: «Chiamatela coalizione progressista»


Basta la parola. Un po’ come nello spot di Carosello. Solo che, nel caso del “campo largo”, l’alleanza prima agognata, poi avversata, ora tessuta ora strappata, traballante o forse no tra Pd, sinistra e Cinquestelle e (forse) centristi, la parola basta, sì, ma a far drizzare le antenne ai dirigenti del Pd. Almeno da qualche tempo a questa parte. Lo profetizzò quasi due anni orsono, inascoltato, Pierfrancesco Majorino, all’epoca candidato a espugnare il Pirellone proprio sotto le insegne del “campo largo”. «Per carità», ammonì i cronisti, scaramantico: quella parola «porta una iella clamorosa. Parliamo di laboratorio Lombardia».

Alla fine dev’essersene convinta anche Elly Schlein. Tanto che l’altra sera, ospite su La7 di una trasmissione dedicata proprio alle parole, ha chiesto una moratoria su quella locuzione che fa tanto alchimia di palazzo. Che poco o nulla dice, insomma, a quel “Paese reale” con cui la segretaria punta a riconnettersi, e che così poca fortuna ha portato al Nazareno. E allora, via con il rebranding. Fuori «campo largo», dentro «coalizione progressista».

Del resto, se già Nanni Moretti ammoniva che «le parole sono importanti», meglio provare a darci un taglio, con quell’etichetta coniata dagli strateghi dem due segreterie fa, non a caso all’epoca del governo giallo-rosso e di Conte «punto di riferimento dei progressisti», che tanti calembour ha regalato agli avversari e ai titolisti a ogni inciampo: campo santo, campo minato, campo stretto.

Anche a Conte quell’espressione non era mai piaciuta (largo, ma quanto largo? Mica vorremo includere pure Renzi?), preferendole invece «campo giusto». Salvo poi tornare alla versione 1.0 per decretarne la fine: «Il campo largo non esiste più», e grazie tante. Per la verità, rivendica Schlein provando a tendere ancora una volta una mano all’avvocato, neanche lei era una grande fan di quel modo di dire. «Non l’ho mai utilizzato. Mi interessa una coalizione progressista», suggerisce invece la timoniera dei dem. Anche meglio, forse, di «alternativa», che sa troppo di un “tutti contro Meloni”.

I SEGNALI
Insomma ci riprova, Schlein, a cementare questo nuovo centrosinistra (pardon: coalizione progressista). Ecco i segnali, che da Campo Marzio non avranno potuto far a meno di notare: «Abbiamo lavorato tanto sull’alleanza con il M5S e con Avs», spiega, tralasciando quell’abbraccio fatale con Renzi sul campo (quello sì) da gioco della Partita del cuore che tanto indispettì l’avvocato pentastellato. «Probabilmente da soli non bastiamo», prosegue Elly. «Lavoriamo sulle cose che possiamo fare insieme». Ed è miele per Conte, soprattutto quando aggiunge che «se gli altri hanno problemi, questi diventano i nostri. E se dobbiamo fare scelte come in Liguria, le facciamo». Ossia: se bisogna rinunciare al soccorso renziano, dove proprio è necessario, possiamo farlo. «Come prima forza della coalizione, noi mediamo».

Ed è proprio quello che ai dem tocca fare in Emilia Romagna. Dove Conte, sparando a zero sulla morte del campo largo, aveva tuonato: il simbolo 5s mai più accanto a quello di Italia viva. Reazione di Renzi: noi il logo non lo togliamo. E gelo del candidato De Pascale, che dava l’accordo già per chiuso. Così, mentre da giorni i dem cercano di ricucire, ieri è stato proprio l’aspirante successore di Stefano Bonaccini a scendere a Roma. Colloquio di due ore con Conte, a via di Campo Marzio. Mossa apprezzata, in casa 5S. E chi al Nazareno segue la partita assicura: «È andata bene». Di fatto però si tratta sul simbolo di Iv. Conte insiste: sulla scheda non lo vogliamo. I dem dovranno convincere Renzi a far correre i suoi in una lista civica del presidente. Anche perché quel che succede in Emilia rischia di avere ricadute a livello nazionale, e se M5S si sfila a Bologna, addio alleanza a Roma. All’uscita dall’incontro, intanto, chiedono a De Pascale: il campo largo si farà? E lui: «La mia è una coalizione di centrosinistra aperta alle liste civiche. Gli aspetti di politica nazionale li trattano a Roma». Come a dire: il campo largo, che porta iella, tenetevelo voi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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