03.08.2025
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Politics

salvare gli stanziamenti alle Ong italiane


ROMA Non solo dazi. Al fianco della trattativa europea per scongiurare una guerra commerciale con gli Usa, ce n’è un’altra, portata avanti dall’Italia in questi mesi, e passata quasi in sordina. È quella sui finanziamenti Usaid (United States agency for international development), la più grande agenzia internazionale di cooperazione e sviluppo, fondata dal presidente John F. Kennedy nel 1961. E che l’amministrazione Trump ha deciso di smantellare sulla scia della politica di spending review avviata da Elon Musk. Con un taglio ai contratti Usaid del 90 per cento, per un totale di circa 60 miliardi di dollari in meno per l’assistenza internazionale. Una mannaia per molte ong italiane (Fondazione Avsi, Intersos, Rete Aoi), e un ostacolo concreto per il Piano Mattei per l’Africa, sostenuto dal governo. Qualcosa, però, nel frattempo, si è mosso.

IL DOCUMENTO​ — La conferma di una trattativa tra la Farnesina e Washington è contenuta nell’interrogazione della senatrice Pd, Susanna Camusso, a cui ha risposto il viceministro Edmondo Cirielli, lo scorso 15 luglio. Nel documento, il numero due del ministero degli Esteri riferisce dell’avvenuto coinvolgimento della rete diplomatica e della Commissione europea dopo il congelamento dei finanziamenti, al fine di «definire una possibile risposta comune». E dà conto anche di un primo parziale risultato: il taglio effettivo dei finanziamenti, rispetto al 2025, sarà del 47,7% e non dell’83%, come stabilito inizialmente. Ancora nessun dettaglio, ammette il viceministro, sull’ammontare «effettivo» dei tagli dopo il trasferimento dei progetti residuali in seno al Dipartimento di Stato americano. Da parte italiana, in ogni caso, si è provveduto a stabilire un «contatto operativo con alcune organizzazioni italiane della società civile (Osc) che attuavano progetti per conto di Usaid». Ma non solo. Il ministero, si legge, ha chiesto «a Washington deroghe ai provvedimenti di sospensione e all’annullamento dei finanziamenti», deroghe che in taluni casi «sono state concesse».

RIFORMA AGENZIE ONU — Nella risposta alla senatrice dem non mancano buoni propositi e proposte per il futuro. Il taglio degli aiuti americani, scrive Cirielli, «impone un ripensamento del sistema tradizionale della cooperazione allo sviluppo, a livello internazionale ed europeo». A partire dal rafforzamento del ruolo del settore privato, in linea con i principi del Piano Mattei e del Global Gateway, ma anche una riforma delle agenzie Onu «che promuova lo sviluppo, individuando, in uno scenario di risorse pubbliche probabilmente decrescenti, priorità e obiettivi», con attenzione agli sprechi. Alla fine, di nuovo, lo sguardo al Piano Mattei e l’annuncio che l’Italia avvierà, con il coinvolgimento della scuola nazionale dell’amministrazione, un’iniziativa di formazione a beneficio dei quadri delle pubbliche amministrazioni di quattro Paesi africani (Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya e Tunisia) per rafforzarne la capacità di gestire strumenti finanziari innovativi.


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