Sembra una commedia. In realtà è tutto vero. E chi ci va di mezzo è la Roma. Dopo De Rossi, esonerato martedì, anche Lina Souloukou lascia. Il comunicato emesso dal club non lascia apparentemente dubbi su chi abbia preso la decisione: «L’AS Roma comunica che l’Amministratore Delegato Lina Souloukou ha rassegnato le dimissioni. Ringraziamo Lina per la sua dedizione in una fase particolarmente critica per il Club e le auguriamo il meglio per le sue future sfide professionali. La proprietà resta pienamente concentrata sulla crescita e sul successo della Roma, con una costante attenzione ai valori che rendono la nostra squadra così speciale». Apriti cielo. Parte immediatamente la rincorsa alla verità: «Ha lasciato per le minacce ricevute»; «Non vuole vivere sotto protezione», è il refrain più in voga e che ha avuto certamente un peso nella decisione. Ma forse, c’è anche dell’altro. Anzi, sicuramente. Lo strappo con De Rossi, la contestazione della piazza che ha visto la proprietà riprendere l’aereo e tornare negli Usa, il contratto in scadenza ad aprile della Ceo greca, la gestione muscolare della società in loro assenza, il difficile rapporto con le istituzioni politiche e sportive in loco, potrebbe/dovrebbe aver avuto un peso.
CONTRADDIZIONI
Per la prima volta dal loro avvento, i Friedkin — sempre attenti all’umore popolare — hanno preso una decisione (esonerando Daniele) che va contro la piazza. L’addio di Lina apre quindi a tre scenari possibili: 1) Dan e Ryan sono prossimi alla cessione come da più parti si vocifera anche visto il ritorno d’interesse per l’Everton 2) Si sono pentiti della decisione di aver esonerato l’allenatore e ora paga chi l’ha suggerita 3) Non ammettono nel loro club che i dipendenti si facciano ‘la guerra’. E così, come accaduto con Pinto (comunicando la decisione di terminare consensualmente il rapporto lavorativo) e Mourinho, alla prima occasione pagano entrambi. Sarà il tempo a dire quale delle tre opzioni sarà quella veritiera. Ad oggi c’è un club con i proprietari negli Stati Uniti, senza amministratore delegato, direttore tecnico e un direttore sportivo che, annunciato il 22 maggio, deve ancora palesarsi a livello mediatico. Un’anomalia che non ha eguali, non solo in serie A. Al di là delle vergognose minacce ricevute dalla dottoressa Souloukou negli ultimi giorni, il suo operato era comunque finito sotto esame dalla proprietà americana. Almeno un paio le cose che non sono andate giù ai Friedkin in questa lunga estate: 1) la gestione del caso Dybala 2) Il caso Zalewski. Senza contare il crescendo boleriano delle incomprensioni con De Rossi. Inizialmente l’allenatore novizio che doveva anche ringraziare per aver ricevuto la possibilità di allenare la Roma si è poi trasformato, con il rinnovo triennale da 10 milioni, in un primus inter pares che voleva giustamente avere parola nelle decisioni di mercato. E agli occhi di un’accentratrice com’è la dirigente greca, questo ha creato le prime crepe. Acuite da alcune dichiarazioni di DDR («Le Fée, Sangaré e Dahl non li conoscevo»; «Zalewski? Ha deciso la società ed è legato alla questione del rinnovo»), dai ritardi sul mercato e dai risultati che nelle prime 4 giornate non sono arrivati. Rapporti difficili anche con la squadra. Prima dell’addio di Daniele e dopo il pari di Genova, Souloukou ha chiamato una rappresentanza della squadra che però vedeva la (clamorosa) assenza di Pellegrini (il capitano), Mancini (il vice), Dybala e Paredes per chiedere del momento-no. E nonostante la delegazione si fosse schierata a favore di DDR, nel momento di decidere i Friedkin hanno dato credito alla linea-Souloukou che vedeva la squadra troppo amica dell’allenatore. Uno scenario che in futuro avrebbe potuto creare, secondo lei, anarchia nei rapporti. Questo ha creato la reazione dei big che dopo l’annuncio dell’esonero hanno chiesto e ottenuto un colloquio con la proprietà, a quel punto ormai inutile.
BONIEK E GANDINI SPERANO
Il domani? Inutile sottolineare come con i Friedkin l’attesa sia d’obbligo. Ne sono conferma le scelte di Mourinho, Juric, Pinto e della stessa Souloukou. Se la preferenza verterà su un profilo italiano, non vanno escluse promozioni interne, almeno ad in interim. Due i nomi su tutti: l’attuale segretario Lombardo, uomo di conti e regolamenti con capacità e qualità che in questi anni non sono passate inosservate alla proprietà Usa. L’altro è un legale, l’avvocato Vitali, la cui ascesa nell’ultimo periodo è stata rapida ed efficace. Ieri sera venivano avvicinati anche altri profili (Boban, Montali e Gandini, gli ultimi due già alla Roma in epoche diverse). C’è che conosce bene la proprietà. Tuttavia non è il caso d’iniziare il toto-nomi. Tanto alla fine decidono soltanto loro: Dan e Ryan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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