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Roma a pagamento, è polemica. Strinati: «I luoghi all’aperto dovrebbero essere gratis». Schmidt: «Sì a prezzi flessibili»


In principio fu la rivoluzione del Pantheon, il monumento-chiesa di oltre duemila anni, da sempre ad ingresso gratuito, forte dei suoi 7 milioni di visitatori l’anno, che ha riscritto la sua storia museale con un biglietto a 5 euro. Ora l’ipotesi di Fontana di Trevi, icona della Capitale, con la prospettiva di una bigliettazione a 2 euro dalla prossima primavera del Giubileo alla fine di un complesso intervento di manutenzione straordinaria. Nel frattempo, ci si ritrova a fare i conti (nel senso letterale del termine) con le offerte per scattare una foto alla Bocca della verità, i gettoni per vedere illuminato al meglio Caravaggio nelle chiese, i contributi al Circo di Massenzio. I monumenti simbolo di Roma sempre più a pagamento, allora. La tendenza sembra farsi strada. Una ricaduta per i turisti, ça va sans dire, meno per i romani, forse. La questione della “monetizzazione”, però, ruota tutta intorno al tema annoso delle risorse per la manutenzione ordinaria, ridotte cronicamente al lumicino.

I RISCHI

Ma anche alle conseguenze dell’overtourism con l’impatto massiccio di flussi triplicati rispetto ad otto anni fa che pesano sulla vitalità di fontane, aree archeologiche, chiese. Da un lato l’esigenza di fare cassa per rinforzare i conti pubblici, dall’altra, il tentativo di una gestione sana del turismo in funzione della tutela del patrimonio. Due esigenze che portano la Capitale a cambiare modello. Da una Roma “città aperta”, ad una cauta chiusura per regolarizzare le dinamiche di folla nel centro storico, sulla falsariga di progetti adottati da altre metropoli, comprese località di mare e montagna attira-persone, che puntano ad una politica di monetizzazione. Il dibattito è tutto concentrato su questo dualismo: è giusto mantenere tutto liberamente accessibile o contingentare i monumenti icona della città? Una bigliettazione rischia di penalizzare l’indotto di un sistema commerciali o potrebbe, al contrario, innescare un turismo di qualità nuovo per Roma? I riflettori sono ormai accesi su Roma.

GLI ESPERTI

Per Claudio Strinati, una carriera nei Beni culturali, storico Soprintendente di Roma e noto divulgatore d’arte, «Il ticket per i luoghi chiusi può essere ancora una buona idea, ma all’aperto direi di no. Pensare ad un biglietto per accedere alla piazzetta della Fontana di Trevi è un’idea non appropriata sotto il profilo culturale, e poco utile sotto quello gestionale e amministrativo. Non è pagando un biglietto che si argina il fenomeno della ressa. Il problema è il controllo. A mio avviso basterebbe che i vigili svolgessero con più rigore l’attività per cui sono preposti. I vigili hanno tutte le capacità e il potere per regolare i flussi, garantire l’ordine pubblico, impedire rischiosi avvicinamenti. Il problema è esercitare quel legittimo potere per la sicurezza pubblica. Insomma, quello della Fontana è un problema la cui soluzione c’è già…».

Si dice contrario alla monetizzazione dei monumenti anche l’ex Sovrintendente ai beni storico-artistici del Comune di Roma Eugenio La Rocca: «Far pagare un biglietto per monumenti in contesti urbani all’interno della città è come rompere un continuum, che è l’essenza di Roma. Va sicuramente trovata una soluzione per calmierare i visitatori, magari creando un sistema di corridoi e presidi. Ma non pagando il biglietto».

Eike Schmidt, direttore del Museo di Capodimonte, dopo una lunga storica guida agli Uffizi, dove ha gestito da subito il nodo della ressa turistica, è a favore della monetizzazione: «L’utilizzo della bigliettazione può essere utile per incentivare o disincentivare l’affluenza. Penso ad un sistema di prezzi flessibili, ragionato sullo studio dei flussi effettivi, su fasce orarie e fasi stagionali, proprio per incoraggiare il pubblico a cambiare le abitudini». Un’idea sperimentata con successo a Firenze e praticabile anche su una realtà come piazza di Fontana di Trevi: «Lasciare gratis l’ingresso in orari come la mattina molto presto, per esempio. E mantenere il pagamento nelle ore più caotiche. Incentivare cioè le visite in momenti della giornata in cui solitamente non c’è nessuno: i momenti più belli per fermarsi e godersi lo spettacolo».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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