19.05.2025
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Politics

Roberta Metsola, elezione record. E cita Falcone e Borsellino


Doveva essere un «trionfo», la conferma di Roberta Metsola alla guida dell’Eurocamera. E così è stato. Perché con 562 sì su 720 parlamentari e 623 schede valide (più del 90%, un plebiscito), la 45enne maltese, terza donna sullo scranno più alto dell’emiciclo di Strasburgo, la più giovane di sempre, da ieri è pure la più votata della storia. Un altro record, per l’avvocata front-woman dei Popolari Ue che dice di sentirsi «al cuore di una maggioranza europeista» e rivendica di aver sempre «costruito ponti» con chiunque.

PONTI

I risultati, del resto, si vedono. Per Metsola, proprio come due anni e mezzo fa, hanno votato FdI, Pd, FI (dove esultano per la perfetta riuscita del piano di Manfred Weber, il capo del Ppe di cui gli azzurri fanno parte). Ma come due anni e mezzo fa ha detto sì pure la Lega, nonostante il “cordone sanitario” che tiene fuori la compagine dei Patrioti da ogni incarico di peso. E non si esclude che qualche “aiutino” sia arrivato pure dai Cinquestelle, che si sono subito congratulati per il bis ma che così come i colleghi della Sinistra sostenevano Irene Montero di Podemos, l’unica sfidante, che si è fermata a 61 voti.

Metsola amica di Antonio Tajani, che incassata la buona notizia è il primo a farle i complimenti seguito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da tutti i vertici della politica e delle istituzioni. Ma amica soprattutto dell’Italia. Tanto che un passaggio del suo discorso di (ri-)insediamento, la maltese lo scandisce proprio in italiano, che parla fluentemente: «La tendenza all’essere uniti è una delle costanti della storia, disse Alcide De Gasperi 70 anni fa: “Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un istante di respiro; che l’Europa rimanga l’argomento del giorno”. Mi faccio eco delle sue parole che dobbiamo ricordare in questa legislatura».

E non è l’unico riferimento all’Italia del suo lungo discorso, al termine del quale riceve un mazzo di fiori da Weber. Cita Falcone e Borsellino nel pantheon dei padri dell’Unione a cui ispirarsi, Metsola: la nostra, dice, dev’essere un’Europa di cui i due giudici uccisi da Cosa nostra, ma anche «Konrad Adenauer, Francois Mitterand, Lech Wałęsa, Edward Fenech Adami (ex presidente di Malta, ndr), Vaclav Havel e Simone Veil sarebbero tutti orgogliosi». Ricorda il suo predecessore David Sassoli, a cui due anni e mezzo fa dette l’addio nello stesso emiciclo di Strasburgo: «Un presidente che metteva al primo posto la dignità delle persone. Allora avevo promesso che avrei reso onore alla sua memoria e oggi rinnovo quella promessa».

STELLE POLARI

Infine, in un passaggio chiave del suo discorso, quello sull’uguaglianza di genere, ricorda un’altra italiana, Giulia Cecchettin. «Se troppe donne sono ancora vittime di abusi, vengono uccise e lottano per rivendicare i propri diritti, non possiamo rendere l’Europa migliore», osserva la presidente. Convinta che sia ora di «costruire l’Europa sognata da Simon Weil e Nicole Fontaine, un’Europa che Giulia, Vanessa e Daphne non potranno mai vedere ma che sarà costruita sulle loro lotte». Giulia è la studentessa 22enne vittima di femminicidio, Daphne è Caruana Galizia, la giornalista d’inchiesta connazionale di Metsola assassinata in un’esplosione nel 2017.

Stelle polari, certo, riferimenti simbolici. Da cui però si legge una chiara idea di Unione, che va dalla difesa dei valori europei al supporto all’Ucraina. «Il centro può reggere e io posso essere il cuore di una maggioranza europeista», è la linea. Per ora al vertice del Parlamento. Da domani, se il bis von der Leyen dovesse infrangersi contro il voto segreto, forse alla guida della Commissione. I Popolari non ne fanno mistero. E lei, la donna dei record, si prepara – qualora ce ne fosse il bisogno – a infrangerne un altro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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