Timida ripresa per l’auto a livello europeo, con le immatricolazioni — 888.672 unità — che sono salite del 10 per cento rispetto al settembre dell’anno precedente. Ma a riprova che la crescita è più limitata di quello che dicono i numeri — anche a fronte degli esuberi e della riduzione della produzione in tutto il Vecchio Continente — basta sottolineare che da gennaio le vendite di auto sono salite solo dello 0,9 per cento.
Performance ancora più deludente per il mercato italiano. Come ha indicato ieri l’Anfia, l’associazione dei produttori dell’automotive del nostro Paese, «i volumi totalizzati a settembre 2025 si attestano a 126.863 unità (+4,2 per cento). Nei primi nove mesi del 2025, le immatricolazioni complessive ammontano a 1.167.995 unità, con un calo del 2,9 per cento rispetto ai volumi dello stesso».
Analizzando nel dettaglio le immatricolazioni per alimentazione, aggiunge l’Anfia, «le autovetture a benzina chiudono settembre in calo del 6,6 per cento, con una quota di mercato del 22,9 per cento. In flessione anche le autovetture diesel (-27,5 su settembre 2024), con una quota di mercato dell’8,9. Nel cumulato, le immatricolazioni di autovetture a benzina sono in calo del 16,6 (25,5% di quota) e, allo stesso modo, continua il trend negativo delle auto diesel (-31,7 e 9,9 di quota nel periodo)». Trend diverso per elettriche e le ibride. Le Bev «hanno una quota di mercato del 5,7 per cento e crescono dell’11,6 nel mese. In aumento, in modo consistente, le ibride plug-in: +160,2 per cento, con il 8,4 di quota del mercato del mese».
Per avere un quadro preciso dello stato dell’arte, è utile soffermarsi sull’analisi di Roberto Vavassori, il presidente dell’Anfia: «L’Europa è la sola regione del mondo a non avere recuperato i livelli di vendita pre-Covid, con un gap di oltre 1,85 milioni di veicoli». Soprattutto Ad affermarlo è Roberto Vavassori, «i dati del cumulato riferiti alla mobilità elettrica non sono incoraggianti: se è vero che le vendite di auto Bev (completamente elettriche) nei primi nove mesi dell’anno registrano complessivamente in Europa un rialzo a doppia cifra (+24,1 per cento), dovremo tuttavia rivedere al ribasso le previsioni a fine anno. Pur ipotizzando, infatti, una crescita allineata ai ritmi di quella corrente, probabilmente non toccheremo la quota preventivata del 18 per cento». Da qui la necessità di rivedere «i target Ue per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica al 2030, che stando alle condizioni attuali, sono impossibili da raggiungere».
LE POSIZIONI DELLA UE
Un tema questo sul quale la Ue ha fatto le prime aperture — per esempio aprendo al concetto di neutralità tecnologica e alla possibilità di mantenere anche motorizzazioni ibride dopo il 2035 — anche se sembra ferma sull’idea di elettrizzare i nostri parchi auto. Non a caso ieri Ursula von der Leyen ha fatto sapere: «Dobbiamo sostenere più prodotti puliti europei, rafforzare settori chiave come auto e batterie, e garantire l’accesso alle materie prime essenziali con il nuovo piano Ue per le risorse». Per concludere: «In Asia, Africa e America Latina le vendite di auto elettriche sono aumentate del 60 per cento l’anno scorso». Posizioni che molti Paesi, Italia e Germania in primis, non sembrano concordare. «Ci sono i margini per decidere in fretta e rimettere l’auto europea sulla strada giusta», ha sottolineato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
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