19.05.2025
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Economy

«Risparmio asset strategico» ma 2 italiani su 3 non investono


Il 74% degli italiani ritiene che il risparmio sia importante per sostenere il Paese. E questa visione è ancora più forte tra i giovani. Inoltre è considerato dal 38% dei cittadini (sale al 48% per i Boomers, cioè i nati all’epoca dell’esplosione demografica anni ‘60) un asset necessario per garantire tranquillità e stabilità economica. Con queste convinzioni si mantiene stazionaria (46% nel 2024 contro il 48% del 2023)la capacità di risparmio delle famiglie italiane. E’ questa la fotografia che emerge dall’annuale indagine “Gli italiani e il risparmio: 1924-2024: cento anni di cultura del risparmio” condotta da Acri e Ipsos in vista della 100ma giornata del risparmio che si terrà domani, a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sul palco ci saranno il Governatore di Bankitalia Fabio Panetta, il Ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, il presidente dell’Acri Giovanni Azzone, il presidente Abi Antonio Patuelli.

DIVERSE ATTITUDINI

Secondo il rapporto il 33% degli italiani percepisce di avere una capacità di risparmio minore rispetto alle generazioni precedenti a causa delle condizioni macroeconomiche attuali, in particolare l’aumento del costo della vita (70%) e le condizioni lavorative contemporanee (60%), e per i cambiamenti negli stili di vita (60%). In particolare, l’aumento del costo della vita è sentito dalla GenZ (76%) e dai Boomers (77%), mentre le differenti condizioni lavorative sono menzionate dalla GenX (65%). Trasversalmente alle generazioni rimane alta l’attenzione al risparmio, quando possibile.

LA SPINTA DEGLI ENTI

«Il risparmio oggi ha una particolare attualità e rilevanza per le Fondazioni — ha detto, ieri Azzone, leader delle fondazioni e presidente Cariplo presentando l’indagine — . La nostra missione è rendere più forti le comunità» e «monitorare il risparmio ha tre funzioni» che sono quelle di avere «un indicatore dello stato della comunità, di anticipare i trend futuri e cogliere le disuguaglianze e le disomogeneità della società». Le tradizionali categorie di benessere e povertà subiscono dei cambiamenti e le fondazioni si stanno attrezzando per farvi fronte» modificando le loro politiche di sostegno e cura dei territori, «per questi lavoratori a volte il tema è legato a competenze inadeguate e bisogna supportarne la formazione». Situazioni diverse che richiedono quindi soluzioni innovative e puntuali».

Nel 2024 si è ridotto rispetto al 2023, il livello di apertura all’investimento: il 34% dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 36% nel 2023. Si mantiene quasi stabile la propensione a consumare la liquidità o tenerla a disposizione sul proprio conto corrente: riguarda il 63% degli italiani (era il 62% nel 2023 e il 63% nel 2022). Il 49% dichiara di stare meglio e il calo dell’inflazione migliora il tenore di vita.

Lo studio Acri-Ipsos, condotto su un campione di intervistati, mette in luce un miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che si attesta su livelli superiori a quelli pre-pandemia (49% le famiglie che dichiarano un tenore di vita migliorato o più facile da mantenere rispetto al 44% nel 2018).

«É il risultato del calo rispetto al 2023 di famiglie in forte difficoltà economica e della crescita di coloro che hanno registrato un miglioramento», si legge nell’indagine. I soddisfatti per la propria situazione economica salgono quindi dal 56% al 64%.

CHI SPENDE E CHI NO

Dallo studio Ipsos-Acri si conferma un trend emerso negli anni passati: c’è una maggioranza che, avendo l’abitudine di risparmiare e di modulare le proprie spese a seconda del ciclo economico, riesce a stare meglio o comunque a contenere gli effetti negativi degli aumenti dei prezzi (49%), complice anche il calo del costo dell’energia e dei tassi di interesse. Il 17% della famiglie a mala pena sopravvive: sono 5,7 milioni i poveri.

A questa si affianca una minoranza (17% delle famiglie italiane) che non riesce a uscire da una situazione di sopravvivenza o povertà, anche quando lavora, e si sente sempre più a rischio, non avendo più risorse cui attingere, o spese da ridurre. Il numero di individui in povertà si assesta ormai da diversi anni a 5,7 milioni, (poco meno di 1 italiano su 10) e che la povertà sale tra chi lavora “un effetto forse legato all’inflazione che ha colpito maggiormente chi non aveva possibilità di rivedere il proprio paniere di acquisto e alle condizioni contrattuali” si osserva. Il numero di famiglie in difficoltà lavorative è in leggero aumento, passando dal 15% nel 2023 al 17% nel 2024. Sono persone che in parte non trovano il lavoro auspicato, o che hanno avuto un peggioramento nelle proprie condizioni lavorative.

L’indagine evidenzia, inoltre, che sono in aumento le famiglie che grazie al proprio risparmio riuscirebbero a far fronte ad una spesa improvvisa importante.

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