17.05.2025
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Politics

«Risorse comuni per nuovi colossi tech»


«Sovranità tecnologica» e «competitività». A tracciare la rotta per un’Europa meno arroccata su posizioni anti-storiche e con una maggiore capacità di leadership è stavolta Sergio Mattarella che, da Las Palmas de Gran Canaria, benedice e rilancia il rapporto firmato nei giorni scorsi da Mario Draghi per conto della Commissione europea.

Un documento «autorevole» di cui il Capo dello Stato riprende alcuni punti salienti sottolineando come il divario di produttività esistente tra Ue, Stati Uniti e Cina sia ascrivibile «principalmente al settore tecnologico». Settore che vede il Vecchio Continente debole al punto che «soltanto quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti del mondo sono europee».

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Dal palco del Teatro Perez Galdos scelto dal Re Felipe VI di Spagna per la 17esima edizione del Simposio Cotec (fondazione attiva in Spagna, Italia e Portogallo per promuovere la ricerca e l’innovazione) Mattarella individua diverse cause. In primis però, come già fatto in passato, vede un fattore di pericolo nel bilancio demografico europeo, con un invecchiamento generale che avanza e sempre meno giovani a tenere viva «la spinta al cambiamento e all’innovazione». Serve, ragiona il presidente della Repubblica, un’inversione del sistema produttivo Ue affinché la sostenibilità ambientale vada di pari passo con quella economica e sociale. Ed è per questo che le istituzioni dovrebbero accelerare su «politiche pubbliche» che «consentano di promuovere la capacita industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico» e di poter «competere a parita di condizioni». Per Mattarella, in pratica, «si impone» la necessità di «dar vita a “campioni” europei, espressione di sovranità condivisa». Servono cioè dei colossi del Vecchio Continente capaci di competere con la Silicon Valley o con i giganti asiatici. Una rinascita che però parte da risorse adeguate, «innanzitutto per i sistemi educativi», perché l’istruzione è il primo tassello della competitività. D’altro canto l’Europa ha già dimostrato di poter dire la sua in settori come l’Aerospazio o, più recentemente, sull’Intelligenza artificiale. Una «leadership mondiale», quella sull’Ia, che però è minata dalll’assenza di una visione. Perché se è vero che l’Ue «dispone di notevole potenza di calcolo e i supercomputer pubblici» in Finlandia, Italia, Spagna e Portogallo, lo è pure che «i programmi di Ia generativa più avanzati e universalmente usati, sono statunitensi». Inevitabilmente Mattarella torna quindi sui fondi necessari per spingere il Vecchio Continente.

GLI ALTRI
Al Cotec però, non tutti sposano l’iniziativa di Draghi di raddoppiare i fondi del piano Marshall (circa 800 miliardi di euro) attingendo a nuovo debito comune. L’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, l’uscente Josep Borrell, ad esempio frena: «Chi paga? — si chiede -. Noi a livello europeo in modo coordinato oppure ognuno per conto suo, magari con tasse o emettendo debito che lasceremo da pagare ai nostri pronipoti?». La pensa come Mattarella e come Draghi, invece, il presidente della Repubblica di Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, assente a Las Palmas per stare vicino al suo popolo dopo gli incendi che stanno devastando il suo Paese. Le risposte, pero, dovrà darle Ursula von der Leyen, su cui si stanno concentrando le aspettative di buona parte di Europa. Sicuramente della Spagna che auspica, con le parole di Felipe VI, che «un accento sulla sicurezza economica e su come promuoverla attraverso le proprie capacita tecnologiche» sia centrale nel mandato della nuova Commissione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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