Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics «Riformisti al 10% o Meloni va al Quirinale». E punta sugli sgravi fiscali
Politics

«Riformisti al 10% o Meloni va al Quirinale». E punta sugli sgravi fiscali


Sarà che sul palco l’uomo dà il meglio di sé. Sarà che le sfide lo caricano a molla, e più sembrano impossibili – come federare un nuovo contenitore centrista mettendo insieme i tanti (troppi?) aspiranti protagonisti di quell’area – meglio è. O più semplicemente che alle prossime Politiche sa di giocarsi molto. Forse tutto. Ma insomma alla Leopolda numero 13 si respira un certo entusiasmo. Perché «saremo anche al 2%, ma da quando abbiamo scelto di stare nel centrosinistra a Giorgia Meloni facciamo una paura da matti», sorride sornione Matteo Renzi. «Giorgia, lasciatelo dire: porta sfiga».

L’OBIETTIVO
E pazienza se nell’ex stazione fiorentina non sono più i fasti dei vecchi tempi. L’ex premier è entrato in modalità combat. Determinato a «mandare a casa» la leader di Fratelli d’Italia. Ma per farlo, avverte, «i voti della sinistra non bastano. Con il nuovo Pd di Schlein, Avs e M5S in questo Paese arrivi al 40%». La risposta si chiama Casa riformista. Il nuovo «contenitore» in grado per Renzi di calamitare i voti dei delusi del centrodestra e degli orfani del Pd moderato. E di riunire sotto lo stesso tetto tutti quelli che quello spazio provano a presidiarlo. Da Alessandro Onorato a sindaci “civici” come Beppe Sala e Silvia Salis. Tutti ospiti della kermesse renziana, anche se la sindaca di Genova assicura di essere concentrata sulla sua città (oggi, domani si vedrà). Obiettivo: «Fare la differenza»,. Perché «o noi costruiamo una realtà che fa 10% al prossimo giro o ci troviamo Meloni che coi pieni poteri va al Quirinale». Il pericolo insomma, per il leader di Italia viva (che, per inciso, non si scioglie), è che la premier non solo conquisti di nuovo la maggioranza, ma che dia le carte per eleggere il successore di Sergio Mattarella nel 2029. Magari promuovendo se stessa al Colle. «Senza la Casa riformista, il Quirinale tra due anni diventa la casa sovranista», avverte Renzi. Che però assicura di non volerci «mettere il cappello», insomma non sarà lui a guidare il progetto, anche se a alle primarie del centrosinistra – spiegano nel backstage – «avremo un nostro candidato». Intanto a proposito di regole del gioco, dal festival di Fanpage Schlein smentisce le voci: «Mai discusso con la premier di legge elettorale».

Parla a braccio per un’ora, Renzi, nonostante il ritardo sulla scaletta e la «priorità culturale» che incombe (il match Fiorentina-Roma). E su Meloni mitraglia: «Leader non è chi cavalca l’odio per estremizzare Paese, leader è chi rispetta gli altri. E un leader fa dimettere un ministro che paragona l’opposizione alle Br». La incalza sul fisco, perché la premier «ci tiene due settimane a parlare di Flotilla, ma sulle tasse dimostra i suoi limiti». E allora ecco la proposta: «Mettiamo in Costituzione un limite alla pressione fiscale. La chiameremo pdl Meloni, perché è una sua idea di quando era all’opposizione. Invece col suo governo è salita al 42,5%». Ma bacchetta (eccome) anche il centrosinistra e la Cgil, Renzi. Perché per incidere sullo scacchiere globale «non bastano le manifestazioni: la politica è trovare soluzioni. La politica l’ha fatta Tony Blair costruendo il piano per Gaza che può essere una svolta epocale». Schlein avvisata: «Il compito dei Palazzi non è sostituirsi alle piazze». Insomma tutti insieme contro Meloni, ma senza nascondere le differenze. Dall’ordine pubblico («noi stiamo coi pendolari, non con chi occupa i binari») all’economia. Per parlare anche (soprattutto) ai moderati, imprenditori e partite iva con cui l’attuale centrosinistra fatica a dialogare.

LA “START TAX”
Più concretezza e meno slogan, è il mantra. Tipo la “Start Tax” sui giovani, emendamento che Iv intende presentare sulla manovra. Nella versione “light”, (costo: 4 miliardi) l’idea è di dimezzare l’Irpef per gli under 25, tagliarla di un terzo fino a 30 anni e poi su gradualmente fino a 40 anni. Ma Renzi ne propone anche una versione “strong” (da 15 miliardi): «Hai meno di 30 anni, Irpef al 10%, da 30 a 40 al 20%. Vedrete che entro qualche anno l’accetteranno, altrimenti i giovani scappano dall’Italia».

Prima di lui, applauditissimi insieme a Maria Elena Boschi e Davide Faraone, salgono i dem Graziano Delrio e Marianna Madia, «amici che non venivano alla Leopolda da un po’ di tempo», ossia ex ministri del suo governo in sofferenza nel Pd schleiniano. «La Leopolda – dice Madia – ha dato tanto all’Italia». Renzi cita Ivano Fossati, «inciampa piuttosto che tacere». Ma a rivederli insieme sul palco è più Al Bano e Romina: nostalgia canaglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version