E’ ufficiale la data del closing con la cessione della rete primaria e secondaria di Tim a Kkr: come anticipato dal Messaggero del 6 giugno, Tim e Kkr hanno fissato al primo luglio, a Roma, la firma finale per la nascita di Netco, con il perfezionamento della cessione rete a Fibercop, ci sarà lo scambio delle azioni e del prezzo: al lordo dei debiti 18,8 miliardi, 9 miliardi netti. Il fondo Usa è a capo di una cordata comprendente alleati italiani ed internazionali. Fibercop è la società contenente la rete secondaria, oggi controllata al 100% da Kkr che, avendo il 37,5%, ha acquistato le altre azioni da Tim (58%) e Fastweb (4,5%). E acquisterà la rete primaria dall’ex incumbent.
«In conseguenza della definitiva separazione e delle necessità di tener conto degli effetti economici e patrimoniali dell’operazione — si legge nella nota ufficiale emessa da Tim ieri — si rende noto che il calendario societario 2024, precedentemente pubblicato, è stato modificato per prevedere che il consiglio di amministrazione si riunisca il 31 luglio per esaminare i dati preconsuntivi al 30 giugno 2024 e il 26 settembre per l’approvazione della relazione intermedia sulla gestione».
«Abbiamo confermato che il primo luglio la parte della rete sarà venduta a Kkr e ad una serie di altri fondi che ci sono dietro. E’ irreversibile: abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni del caso», ha affermato l’ad di Tim, Pietro Labriola, intervenendo a un convegno a Milano. Secondo il top manager questa operazione «ci permetterà di ridurre il livello di indebitamento e di eliminare quei vincoli burocratici che non ci permettevano di competere con gli altri player; vincoli che erano anacronistici». «Dal due luglio non avremo più questi vincoli e diventiamo come tutti gli altri operatori», ha proseguito. Il presupposto logico è: l’Italia è un unicum nel panorama europeo perchè per ‘n’ motivi storici c’era una sola rete di tlc. Questo ha fatto sì che tutta la normativa ha permesso ai nostri concorrenti di affittare da Tim la rete. Come se io stesso, quando vendo servizi ai miei clienti, acquisto da me stesso».
Arriva al traguardo un’operazione in cantiere dal 2020 (senza considerare il prodromo del piano Rovati del 2006) che ha attraversato tre modalità diverse fra traversie politiche e finanziarie. Kkr è riuscita nel suo intento scavalcando, tra gli ultimi ostacoli, anche le contrarietà di Vivendi, primo socio, che avrebbe voluto far approvare la cessione da un’assemblea straordinaria e ha ingaggiato una battaglia giudiziaria che però ha un destino segnato.
LE QUOTE AZIONARIE
Nella cordata di Kkr che avrà il 37,8% ci sono Abu Dhabi Investment Authority (Adia), fondo degli Emirati Arabi (17,5%); Canada Pension Plan Investment Board (Cppib), il più grande fondo pensione pubblico canadese che gestisce 400 miliardi di dollari (17,5%); il Tesoro (16%) ed F2i (11,2%). Al fondo infrastrutturale che in queste ore sta richiamando la liquidità, si sono aggregati fondazioni, casse di previdenza, investitori esteri con un contributo dello stesso fondo italiano.
Fibercop che cambierà nome, rimarrà presieduta da Massimo Sarmi, indicato dal Mef mentre alla guida Kkr riesce a nominare Luigi Ferraris che giovedì 27 non sarà confermato ad di Fs.
© RIPRODUZIONE RISERVATA