12.05.2025
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Politics

resistenza a oltranza per guidare i moderati


Non c’era più Forza Italia, durante il lungo crepuscolo del Cavaliere. Il miracolo della resurrezione si deve a Sant’Antonio. Ma adesso Tajani deve completare l’opera. Portando al 10 per cento gli azzurri (questo il desiderio del leader ma la soglia stimata dagli esperti è l’8) e sorpassando la Lega. Si può fare? Perché no! Si tratterebbe, se così fosse, di aver raggiunto due obiettivi: quello di riequilibrare in senso moderato — ovvero anti-salviniano — la coalizione di governo e quello di diventare ancora di più il partito rassicurante al centro dell’Italia e, come da mega poster elettorali — «al centro dell’Europa».

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Non c’è dubbio che, per la sua biografia politica e per la sua postura ormai da centrista continentale, Tajani può essere la prima alternativa a Ursula von der Leyen, ormai quasi spacciata per il bis, come presidente della Commissione Ue. Anche se un’eventuale ascesa del nostro ministro degli Esteri alla più importante poltrona continentale finirebbe per provocare sconquassi in Forza Italia magari disastrosi visto che solo l’equilibrio di Antonio ha tenuto insieme una comunità che rischiava lo sbandamento grave dopo la morte di Silvio. Il primo a vedere questo pericolo è proprio Tajani. Ma al di là degli scenari possibili o impossibili, realisticamente parlando una Forza Italia al 10, insieme a Noi Moderati di Maurizio Lupi, significherebbe che Meloni dovrà rapportarsi rispetto a questo mondo di mezzo con una considerazione superiore a quella (in verità non poca, ma può crescere) avuta finora.

Non solo lo scopo tajaneo è quello di prendere tutti i voti esistenti nello spazio tra Meloni e Schlain, ma è anche quello — e nell’area dei dem lo sanno — di fare scorribande dentro il campo elettorale del Pd dove molti moderati sono in sofferenza rispetto al movimentismo di Elly e, retrospettivamente, si sentono più liberi di scegliere Forza Italia ora che l’odiato Cavaliere non c’è più. L’obiettivo di Antonio è questo: andare bene lui, far andare male Renzi e Calenda, non dividere più con nessuno lo spazio di centro e avvertire tutti (Meloni e Salvini compresi) che non c’è nulla di più politicamente moderno della pacatezza unita al pragmatismo.

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