15.05.2025
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Politics

regionali test decisivo per il centrosinistra


Chissà se Elly Schlein, da buona juventina, negli ultimi giorni di tour a tappe forzate tra Umbria e la via Emilia si sarà ricordata della massima di Giampiero Boniperti. Perché mai come stavolta, per la segretaria del Pd, «vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». Sotto le due Torri, certo, ma soprattutto nel fortino umbro da sempre rosso, poi di colpo tinto di verde cinque anni fa.

Accarezzavano il tre a zero, nel centrosinistra. Invece la Liguria è già persa, mentre in Umbria, la piccola Pennsylvania d’Italia improvvisamente centrale per gli equilibri delle due coalizioni, la sfida si gioca – così almeno dicono le previsioni – su un pugno di voti. E di certo non basterebbe una riconferma in Emilia Romagna, da sola, a far mandar giù quello che altrimenti si annuncia come un boccone amarissimo per il campo largo.

LA POSTA IN GIOCO

Perché in gioco per la leader dem non c’è solo la sua navigazione alla tolda di comando del Nazareno, con la minoranza interna pronta a violare la pax che va avanti da dopo le Europee e a riaprire il cannoneggiamento sulla segretaria in caso di sconfitta. In ballo c’è soprattutto la tenuta dell’alleanza coi Cinquestelle, alle prese con l’Assemblea costituente di rifondazione del partito la cui fase clou, quella del voto online, si aprirà proprio all’indomani del voto regionale.

Una nuova débacle tipo quella incassata in Liguria, con M5S precipitato dal 10 delle Europee a poco più del 4 per cento, darebbe la stura a chi nel Movimento spinge per l’addio all’asse con i dem. E soprattutto getterebbe benzina sul fuoco acceso da Beppe Grillo, il garante che non ha ancora rinunciato all’idea di intervenire in assemblea con quello che si annuncia un j’accuse a Giuseppe Conte, un elenco di tutto ciò che è andato storto da quando al timone del Movimento si è insediato l’avvocato. Nodi che gli stellati dovranno affrontare comunque: ma «un conto – ragionano nelle file del Movimento – è arrivarci avendo appena vinto due regioni, un altro avendone perse almeno due».

Una partita che insomma rischia di scombinare le carte sul tavolo per i prossimi mesi a venire. Perché dalla tenuta dell’alleanza dipendono anche le mosse sulle regionali del 2025, a cominciare da chi il centrosinistra intende schierare in Campania. Dove si ragiona, non a caso, di un nome cinquestelle, forse Roberto Fico. C’è poi un’altra matassa che rischia di ingarbugliarsi, ed è la sfida per il sindaco dei sindaci, la presidenza dell’Anci.

Il congresso in cui l’Associazione dei comuni italiani eleggerà il successore di Antonio Decaro si apre a Torino mercoledì. E c’è chi è pronto a scommettere che in caso di sconfitta alle Regionali di oggi e domani, il candidato di punta Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e uomo simbolo del campo largo, potrebbe entrare nella corsa già azzoppato. Perché la scelta dei dem è ricaduta su di lui – anche – grazie alla benedizione del Movimento. Se l’asse cominciasse a traballare, guadagnerebbe forza la voce di chi nel Pd (dal sindaco di Milano Beppe Sala a quasi tutti i primi cittadini del Nord, ma anche molti riformisti dem) preme affinché il successore di Decaro sia Stefano Lo Russo, sindaco di Torino.

FATTORE BANDECCHI

Anche il centrodestra in ogni caso si presenta all’appuntamento di oggi con una serie di incognite. Se sull’Emilia nessuno ripone troppe speranze, diverso è il discorso dell’Umbria. Dove decisivi, come per Scajola in Liguria, potrebbero rivelarsi i voti di un alleato per certi versi “scomodo”, il sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Qualcuno sospetta che, se così sarà, il leader di Alternativa popolare vorrà far pagare un prezzo alto alla maggioranza. Forse piazzando un proprio sottosegretario al governo, per sancire l’entrata a pieno titolo di Bandecchi in maggioranza. D’altro canto, un eventuale sconfitta in Umbria non impensierirebbe più di tanto Giorgia Meloni. Perché a mettere la faccia sul flop, dopotutto, sarebbe un’esponente leghista. E la Regione è pur sempre stata per decenni un fortino “rosso”. Dalla sfida insomma FdI ha più da guadagnare, che da perdere. Occhio però all’Emilia: bisognerà comunque dimostrare di essere almeno competitivi. Puntando magari a una rivincita in un altra roccaforte rossa, la Toscana, il prossimo anno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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