Dopo l’annuncio dei dazi imposti da Trump all’Unione Europea e al Messico, corrispondenti al 30%, i mercati di tutto il mondo hanno reagito, oscillando sia in negativo che in positivo. Di quest’ultimo gruppo fanno parte le criptovalute che, dopo le tarrife imposte dalla Casa Bianca, hanno subìto un netto rialzo.
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Il Bitcoin segna infatti un nuovo record a 121.352 dollari, con un rialzo dell’1,9%. Ma in aumento sono anche Ehereum (+1,8%), Binance (+1%), Dogecoin (+4,2%) e Cardano (+2,4%).
Criptovalute e dazi
Ma perché i dazi influenzano le criptovalute? La risposta è nella natura «isolata» delle stesso cripto, che possono fungere da oasi per tanti investitori che non si sentono più sicuri nel mercato tradizionale. Infatti, le tarrife sui beni esportati, condizionando pesantamente le Borse, creano un sistema fragile, il quale oscilla continuamente tra le diverse decisioni politiche. In questo senso, l’amministrazione Trump risulta particolarmente imprevedibile, rendendo il campo degli investimenti ancora più insicuro e potenzialmente dannoso per le finanze di chi decide di puntare le propre risorse.
Le criptovalute, come i Bitcoin ma non solo, rapprsesentano di conseguenza degli asset sicuri (o più sicuri) rispetto ai tradizionali movimenti di mercato. Non è un caso, infatti, che parallelamente al rialzo delle cripto ci sia stato anche un aumento del valore dell’oro che, in maniera analoga, può essere sfruttato dagli investitori per mettere in sicurezza una certa quantità di denaro in attesa di una ritrovata stabilità nel mercato canonico.
I rischi
Tuttavia, le criptovalute non sono immuni dagli effetti negativi del dazi. Infatti, la reazione a catena che si genera con l’imposizione delle tariffe conduce di solito a un aumento dell’inflazione, che le banche tentato di contrastare incrementando i tassi d’interesse: questo significa più costi per i prestiti e, di conseguenza, anche meno investimenti in circolazione, potenzialmente anche quelli destinati alle criptovalute.
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Non solo, un altro dei possibili effetti negativi dei dazi è quello legato al costo del «crypto mining», ovvero la «generazione» di valuta virtuale. L’imposizione delle tariffe potrebbe infatti condizionare il costo degli hardware necessari all’operazione (per la maggior parte prodotto in Cina), rendendo dunque più costoso «minare» per generare nuova valuta.
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