In meno di dieci giorni è riuscito a superare l’eurogruppo Identità e Democrazia e ad imporsi come la terza forza nel Parlamento Europeo, con 84 deputati: è la nuova alleanza chiamata «Patrioti», la famiglia europea di tendenze sonvraniste-nazionaliste, che è stata fondata dal primo ministro ungherese Viktor Orban, dall’ex premier ceco Andrej Babis e dal presidente del Freiheitliche Partei Österreichs, Herbert Kickl.
Ue, il partito di Marine le Pen aderisce all’eurogruppo dei Patrioti dell’ungherese Orban. Cosa succederà ora?
Ne hanno già preso parte 12 paesi Ue, ma all’orizzonte si stagliano nuove adesioni, come quella dei polacchi del partito Diritto e Giustizia.
Ma qual è l’agenda politica di questo nuovo gruppo e soprattutto quali sono i Paesi che vi hanno aderito?
Quali Paesi ne fanno parte?
Sono 12: gli ultimi che si sono uniti alla squadra di Orban sono la leader del Rassemblement National, Marine le Pen e il leader della Lega, Matteo Salvini. Al momento il partito di Le pen è la delegazione più numerosa all’interno dei patrioti, con 30 eurodeputati. Anche per questa ragione, è stato nominato presidente del eurogruppo Jordan Bardella, il 28enne candidato alle elezioni in Francia con Rn, che si è visto sfuggire dalle mani la vittoria a causa ell’exploit a sopresa del Nouveau Front Populaire di Melenchon. Seguono Fidesz di Orbán con 10 membri e la Lega di Salvini con 8, che vedrà come vicepresidente il generale Roberto Vannacci. Poi, Azione dei cittadini insoddisfatti (Ano) il partito ceco di Andrej Babiš con 7 rappresentanti. Il gruppo include anche il Partito della libertà austriaco (Fpö), lo spagnolo Vox e il Pvv olandese, ciascuno con 6 eurodeputati. Un’adesione quella del partito iberico guidato da Santiago Abascal che fatto discutere e infuriare la premier Meloni negli scorsi giorni, che ha visto uscire dal partito uno dei suoi più stretti alleati. Seguono, Vlaams Belang, il partito separatista fiammingo del Belgio, con 3 rappresentanti, mentre Chega! del Portogallo ne ha 2. Hanno un solo rappresentante il Partito popolare danese, Voce della Ragione (Grecia) e Prima la Lettonia hanno un rappresentante ciascuno.
Il programma
Il programma del gruppo è piuttosto lineare: tornare a un’Europa intergovernativa, con un estesa gamma di dossier nell’esclusiva competenza dei singoli Stati. Ma ci sono alcuni temi chiave: linea dura sull’immigrazione, critica ai provvedimenti del Green Deal e difesa dei poteri degli Stati membri, compreso il diritto di veto. «Il nostro nuovo gruppo lavorerà per preservare le radici giudaico-cristiane dell’Europa. Ci impegniamo per la massima protezione delle frontiere esterne dell’Europa. Diciamo no all’immigrazione irregolare e lavoreremo per un’Europa forte e competitiva, ha detto l’ungherese Kinga Gál, desginata come prima vice-presidente del gruppo.
Le cariche
Al momento, come già anticipato, Bardella sarà il presidente, supportato da sei vice: Kinga Gál (Fidesz), Roberto Vannacci (Lega), Klára Dostálová (Ano), Sebastiaan Stöteler (Pvv), António Tânger Corrêa (Chega!), Hermann Tertsch (Vox) e Harald Vilimsky (Fpö).
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