Gli Usa hanno attaccato l’Iran e questo fa innalzare ulteriormente la tensione in un’area che già ribolle da tempo. Il professor Pejman Abdolmohammadi, di origini iraniane, docente di Storia dei Paesi Islamici presso l’Università di Trento analizza le conseguenze di questa azione e le eventuali ripercussioni in Europa.
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A seguito dell’attacco Usa all’Iran si apre una crisi lunga su quel fronte?
«L’attacco Usa fa sicuramente parte del gioco delle parti tra Netanyahu e Trump. Non si aprirà una crisi molto lunga su quel fronte. Si svilupperà sul medio termine. La strategia comune tra Trump e Netanyahu è quella di arrivare ad un cambio della Repubblica Islamica».
Pensa che ci sarà un’escalation della crisi nell’area?
«L’escalation potrebbe esserci ma è molto limitata la possibilità e se succederà sarà una cosa molto contenuta».
Chi potrebbe schierarsi a favore dell’Iran? Quali saranno le mosse di Russia e Cina?
«La Russia ha già barattato l’Iran, tempo fa, assieme alla Siria, in cambio di avere influenza in Ucraina mentre la Cina si schiererà con la Repubblica Islamica perché chiaramente è un segno di debolezza lasciare che Washington riesca ad influenzare fortemente Teheran».
I bombardamenti Usa sull’Iran avranno ripercussioni in Europa? Quale sarà la posizione dell’Italia?
«Le ripercussioni sull’Europa non saranno tantissime anche perché essa è l’attore assente, debole di questa partita. Forse l’Italia è l’attore più presente mentre Francia, Inghilterra e Germania vogliono mantenere uno status vecchio ma ormai sono demodè. L’Italia sicuramente per adesso ha una posizione moderata ma nel gioco grande è più vicina all’amministrazione americana piuttosto che agli alleati europei».
Si corre il rischio di attentati terroristici?
«Potrebbe esserci qualche rischio in Europa. C’è un po’ di esposizione, ma non tantissima».
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