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problema addominale gestito prima della finale contro Alcaraz






La semifinale degli US Open 2025 ha regalato emozioni e qualche preoccupazione per Jannik Sinner. Il numero uno del ranking ATP ha lasciato temporaneamente il campo accompagnato dal fisioterapista al termine del secondo set contro il canadese Felix Auger-Aliassime. Durante il match, Sinner ha mostrato difficoltà nel colpire con il dritto e ha commesso diversi errori di rovescio, perdendo il secondo set prima di richiedere un medical time out, concentrandosi sul dolore all’addome. Dopo qualche minuto di recupero, è rientrato in campo corricchiando, pronto a continuare la partita. L’italiano ha poi reagito con grande determinazione, eliminando il canadese e guadagnandosi la finale contro Carlos Alcaraz. Ma cosa potrebbe aver causato il problema all’addome? «Il servizio è un colpo fondamentale nel tennis. Non perderlo significa mantenere un vantaggio competitivo decisivo. Tuttavia, a causa della sua ripetizione costante e dell’intensità, può essere dannoso non solo per arti superiori e inferiori, ma anche per il tronco», spiega all’Adnkronos Salute Andrea Bernetti, medico fisiatra e segretario generale della SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa). Sinner ha confermato a ‘Supertennis’: «Nel secondo set ho avvertito un fastidio dopo un servizio. La situazione è migliorata grazie all’intervento del fisioterapista e ho provato a servire un po’ più veloce». Secondo Bernetti, il problema sembra gestibile: «Probabilmente si tratta di un disturbo momentaneo che non compromette la sua performance in finale. Il tronco è essenziale per trasferire energia dagli arti inferiori a quelli superiori, quindi eventuali compensi durante il servizio possono sovraccaricare l’addome e causare infortuni». Gli infortuni muscolari del retto addominale sono comuni tra i tennisti professionisti e possono risultare debilitanti. «Il meccanismo più frequente è il sovraccarico eccentrico seguito da contrazione forzata del muscolo durante la fase di caricamento del servizio», avverte Bernetti. La gravità può variare: si distinguono lesioni strutturali, con danni significativi alle fibre muscolari, e infortuni non strutturali, più lievi e più facilmente gestibili. Fortunatamente, la maggioranza appartiene alla seconda categoria.


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