Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics priorità alla Nato negli appalti cyber. La mossa anticinese
Politics

priorità alla Nato negli appalti cyber. La mossa anticinese


Una corsia preferenziale per le tecnologie di Paesi Nato negli appalti pubblici. Che lascia indietro le forniture di rivali come Cina e Russia. A tre settimane dall’incontro con Donald Trump nello Studio Ovale Giorgia Meloni cala la sua carta. Un Dpcm firmato dal sottosegretario Alfredo Mantovano stringe le maglie della sicurezza cibernetica e lancia un messaggio politico a Washington DC. D’ora in poi nelle gare pubbliche dove in ballo ci sono forniture sensibili per la sicurezza nazionale, le imprese appartenenti a Stati alleati avranno la precedenza. Dove per Stati alleati si intende Nato, Ue ma anche Israele, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, Svizzera e Corea del Sud. Sono elencati uno ad uno nel decreto letto dal Messaggero. Di fatto un argine alla presenza capillare delle aziende digitali cinesi negli appalti pubblici.

Telecamere di sorveglianza, lettori a infrarossi, droni e modem, il governo italiano elenca i prodotti che d’ora in poi rientreranno nello “scudo” cibernetico. Tradotto nella previsione, nero su bianco, di «criteri di premialità per le proposte o per le offerte che contemplino l’uso di tecnologie di cybersicurezza italiane, di Paesi appartenenti all’Unione europea, all’Alleanza atlantica o Paesi terzi individuati dal decreto».

LA RIVOLUZIONE

Una piccola grande rivoluzione, studiata da mesi dai tecnici del governo e dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale insieme ai Servizi segreti italiani, alla Farnesina e al Viminale. Ma il segnale, si diceva, è tutto politico. E si intreccia con la più ampia partita internazionale dei dazi che vede Europa e Stati Uniti ai ferri corti. Un passo indietro. Giovedì 17 aprile, Studio Ovale. Al termine di un cordiale e adrenalinico bilaterale fra Trump e Meloni la Casa Bianca diffonde un comunicato congiunto.

Al suo interno, una lunga lista di propositi e richieste da parte americana all’alleato italiano. Svetta la seguente: «Gli Stati Uniti e l’Italia riconoscono la necessità di proteggere le nostre infrastrutture e tecnologie critiche e ci impegniamo a usare solo fornitori affidabili in queste reti». Pausa. «Non c’è fiducia maggiore della nostra alleanza strategica». Tradotto: gli americani chiedono a Roma un giro di vite nella scelta dei fornitori pubblici di tecnologie. Ovvero di mettere se non alla porta, almeno sull’uscio i grandi competitor cinesi, da sempre nel mirino di Trump come di tutte le amministrazioni che lo hanno preceduto.

Meloni si fa trovare pronta nella Cabinet Room. Spiega che da tempo il governo è al lavoro per alzare l’asticella della sicurezza negli appalti pubblici, preannuncia un intervento normativo. Tre settimane dopo il decreto è realtà. Nessuna messa al bando “ufficiale”, va chiarito, di imprese russe o cinesi, sarebbe facilmente contestabile sul piano legale. Ma di fatto un filtro che ridurrà l’affidamento a queste aziende di tecnologie ritenute critiche dai nostri apparati di sicurezza. Esempi? C’è una lunghissima lista allegata al decreto. Rientrano i lettori biometrici, le reti Vpn (Virtual private network), i modem satellitari, le telecamere di sorveglianza. O ancora, gli scanner usati per controllare i bagagli e le merci. Prodotti dove spesso sono le aziende di Pechino (o di Mosca, nel caso dei software antivirus) a primeggiare nel mercato.

Ha rizzato le antenne degli 007 americani, ad esempio, la vicenda rivelata da Formiche della fornitura degli scanner mobili acquistati dall’Agenzia delle dogane dalla cinese Nuctech, società controllata dal governo di Xi. Come da sempre sono sotto i riflettori americani le forniture cinesi in Italia, dalla rete 5G tutta in mano a vendor made in China alle telecamere di sorveglianza disseminate nei palazzi della politica. Perfino a Palazzo Chigi o in Parlamento dove non è raro sentirsi osservati da “occhi digitali” impiantati da grandi aziende cinesi, magari con telecamere a forma di panda, animale-simbolo dell’Ex celeste impero.

IL MESSAGGIO AGLI USA

Ora le cose cambiano. Il nuovo filtro di sicurezza si applicherà a tutti i soggetti inclusi nel “Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica”. Ovvero gli enti che per legge svolgono “attività essenziali” per lo Stato: il governo e i ministeri, le pubbliche amministrazioni ma anche le aziende partecipate nel mondo della Difesa e le imprese digitali che lavorano con le istituzioni. In questi casi, le aziende di Paesi Nato, israeliane o giapponesi, fra le altre, avranno la precedenza. Ovviamente anche le big tech americane, al centro di un durissimo braccio di ferro fra Ue e Stati Uniti che complica la ricerca di un accordo sui dazi. L’Italia cala la carta cyber. Un messaggio in bottiglia per l’uomo forte della Casa Bianca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti e retroscena del panorama politico
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version