«A un anno di distanza, l’Europa si trova in una situazione più difficile. Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. Ci è stato dolorosamente ricordato che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra stessa sovranità». Lo ha detto Mario Draghi alla conferenza di alto livello ‘A un anno dal rapporto Draghi’, con Ursula von der Leyen.
Per Draghi «i cittadini e le aziende europee apprezzano la diagnosi, le priorità chiare e i piani d’azione. Ma esprimono anche una crescente frustrazione. Sono delusi dalla lentezza dell’Ue. Ci vedono incapaci di tenere il passo con la velocità del cambiamento altrove. Sono pronti ad agire, ma temono che i governi non abbiano compreso la gravità del momento». «Troppo spesso si trovano scuse per questa lentezza» e «questo è compiacimento», ha sottolineato, esortando a «nuova velocità» e risultati «nel giro di mesi, non di anni».
Draghi e i dazi
«Gli Stati Uniti hanno imposto le tariffe più elevate dall’era Smoot-Hawley. La Cina è diventata un concorrente ancora più forte. Abbiamo anche visto come la capacità di risposta dell’Europa sia limitata dalle sue dipendenze, anche se il nostro peso economico è considerevole. La dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa è stata citata come uno dei motivi per cui abbiamo dovuto accettare un accordo commerciale in gran parte alle condizioni americane», ha aggiunto Draghi parlando alla conferenza.
Draghi e i target Ue sulle e-car
«In alcuni settori, come quello automobilistico, gli obiettivi» posti dall’Ue «si basano su presupposti che non sono più validi». Lo ha detto Mario Draghi alla conferenza della Commissione Ue sul primo anno del suo report sulla competitività. «La scadenza del 2035 per le emissioni zero allo scarico era stata concepita per innescare un circolo virtuoso — ha sottolineato — obiettivi chiari avrebbero spinto gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, fatto crescere il mercato interno, stimolato l’innovazione e reso i modelli elettrici più economici. Si prevedeva che batterie, microchip si sviluppassero parallelamente. Ma ciò non è avvenuto».
«L’installazione dei punti di ricarica deve accelerare di tre o quattro volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata. Il mercato dei veicoli elettrici è cresciuto più lentamente del previsto. L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli rimangono costosi e le politiche relative alla catena di approvvigionamento sono frammentate», ha osservato Draghi, evidenziando che «il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO2 sono rimaste pressoché invariate negli ultimi anni». «La prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi del mercato e tecnologici», ha indicato, chiedendo «un approccio integrato per l’incremento dei veicoli elettrici, che tenga conto delle catene di approvvigionamento, delle esigenze infrastrutturali e del potenziale dei carburanti a zero emissioni di carbonio». «Nei prossimi mesi, il settore automobilistico metterà alla prova la capacità dell’Europa di allineare la regolamentazione, le infrastrutture e lo sviluppo della catena di approvvigionamento in una strategia coerente per un settore che impiega oltre 13 milioni di persone lungo tutta la catena del valore», ha aggiunto.
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